LA STORIA SIAMO NOI


















LA STORIA SIAMO NOI




Lungro in Calabria, anni '50 ,il bar Dante nell'androne del cinema teatro Alfredo, una rarità' per la zona e l'epoca ,ma allora c'era la miniera di salgemma che dava lavoro a 300 operai e notevole indotto artigianale e comnerciale .Questi due signori sono i fratelli Esposito venuti a Lungro da Sapri .Sulla destra il mitico Dante pioniere artigiano gelatiere e pasticciere capostipite e storico punto di riferimento nel settore .Quanti ricordi, quante sensazioni riesce a dare questa immagine ,nei volti dei protagonisti si legge tutta l'orgogliosa soddisfazione per un 'arte un mestiere che per loro era anche e soprattutto passione .



















LA STORIA SIAMO NOI
 UNA QUESTIONE DI COSCIENZA





Nella attuale fase storica della nostra comunità di Lungro ,paese di origine albanese e di ex salinari ,sembra che tutti si siano svegliati da un secolare torpore e abbiano scoperto ,come per incanto, la cosiddetta "cultura arbëreshë"..l'amore per la natura e il territorio da rispettare e salvaguardare ....la salina ora che non esiste più....la villa comunale ....Negli anni sessanta,settanta e anche ottanta quì da noi parlare ed occuparsi di queste cose si correva spesso il rischio di passare per "tipi strani" per usare un eufemismo ...E' il caso del Prof. Nicola Tocci ,colto, appassionato,disinteressato ,tenace stakanovista della ricerca sul nostro paese e della messa in pratica di notevoli ,serie, iniziative in più campi .Ha ideato e fermamente voluto la Villa Comunale a Lungro inventandosi il posto dove prima c'era un burrone di scarico rifiuti.Ha ideato e creato il Calendario Arbrëshë una vera e propria encicolpedia sull'argomento delle minoranze linguistiche albanesi in Itaia..Sta alla coscienza di ognuno di noi fare mente locale e scorrere con onestà la vicenda personale di Nicola Tocci per la sua Lungro .All'epoca parlare di finaziamenti ,contributi e "prebende " varie, era considerato ovviamente utopistico .Da sempre e ancora oggi Nicola è presente in ogni manifestazione socio -culturale che riguardi Lungro e la comunità albanese in Italia, sempre in perfetto orario anche se non guida nè dispone di macchina ..come faccia lo sa solo lui ...impressionante ,nel senso buono ,naturalmente ...Ho introdotto ad arte questa nota di "colore" per rimarcare il personaggio .Egli è stato ,è e resterà il precursore ....Certo uno poi la domanda se la pone : "Ma se all'epoca ,si fa per dire ,di Nicola Tocci non c'era questo interesse di maniera come oggi ,non sarà forse perchè le risorse economiche erano inesistenti a fronte degli sprechi ,al limite della legalità, di oggi ..? " A pensar male si fa peccato ma qualche volta si coglie il segno, diceva un arguto uomo politico di qualche anno fa ...






















CIAO LAURA ,ICONA DI UN SOGNO ITALIANO ..







Con le sue vestaglie succinte ,le calze con la riga ,le curve morbide e quel viso indimenticabile aveva fatto sognare gli italiani negli anni settanta .Laura Antonelli ,74 anni ,istriana di Pola profuga prima a Venezia poi a  Napoli a Roma dal 1963,se ne è andata stanotte .Aveva raggiunto la popolarità con i film-cult Malizia di Salvatore Sampieri e Sessomatto di Dino Risi ,conquistando il titolo di icona sexy del nostro cinema ,ma aveva lavorato anche con grandi maestri come Visconti ,Scola e Patroni Griffi .Sembrava destinata a fare l'insegnante di Educazione Fisica ,ma subito dopo aver girato alcuni caroselli pubblicitari ed essersi messa in luce come attrice di fotoromanzi ,debutta a 25 anni nel cinema con il film " Le sedicenni" di Luigi Petrini ,presto seguito da altri film che rivelano il suo sexy-appeal ,Venere dall'aria dolce e dallo sguardo sognante .Ottiene il David di Donatello nel 1973 e il Nastro d'Argento come migliore attrice .Un volto di angelo su un corpo da peccatrice scrivevano all'epoca i critici cinematografici. Durante a sua carriera ha affrontato spesso ruoli drammatici e impegnativi senza mai rinunciare all'arte della seduzione ." In fondo ci spogliamo tutti una volta al giorno " disse in una intervista .Dopo il suo ritiro dalle scene nel 1991 i giornali tornarono a occuparsi di lei quando il collega e amico Lino Banfi lotterà per farle avere i benefici della legge Bacchelli ,ma lei rispose con una lettera in cui chiedeva di essere dimenticata ...







LA STORIA SIAMO NOI ….





Ognuno nel normale canonico percorso di vita scrive , giorno dopo giorno ,la sua personale pagina di cronaca che si va ad allegare al libro che inevitabilmente diventa storia .Cosa è infatti la storia se non la cronaca ,più o meno documentata,di fatti ,avvenimenti, personaggi della vita di tutti i giorni .Importante però è che le pagine vengano scritte non da una mano sola o sempre dalla stessa come spesso è accaduto .La vicenda terrena di Vincenzo Paladino inizia il 23 luglio 1895 quando venne alla luce nel rione “Castello” a Lungro in Calabria ,da Francesco Saverio Paladino ,impiegato nella locale Salina ,ed Elisabetta Conte casalinga .Era quello di fine secolo un periodo storico particolarmente complesso dove alla rigida amministrazione dei governi “Umbertini “ cominciavano a delinearsi i primi movimenti di opposizione e rivendicazioni socialiste che in particolare a Lungro culminarono con il famoso sciopero generale del 1903 .Il governo Giolitti pur liberale non tollerava ancora “movimenti di massa” e il polso del governo sia a livello centrale che periferico era particolarmente duro in sostanza all’epoca  “l’Autorità costituita” era presente e come ..Il contesto politico generale era quello nella prima decade del millenovecento e Lungro faceva sentire il suo peso per così dire socio –economico con la presenza della miniera di salgemma  che consentiva il lavoro per 400 persone ,una così importante consistenza di salariati fissi fece raggiungere all’economia locale traguardi impensabili per l’epoca e il contesto locale e territoriale ,in Lungro era viva e presente una notevole attività artigianale .Vincenzo Paladino era sarto,conseguì il diploma presso la Sartotecnica di Milano ,  esercitava il suo mestiere in piazza Casini nel luogo ove oggi sorge il bar Vicchio .Faceva anche il rilegatore di libri.Intanto a livello nazionale i fatti e gli avvenimenti incalzavano ,lo spirito nazionalista sfociava nelle rivendicazioni territoriali per il nord est del’Italia e la corrente di pensiero interventista ebbe il sopravvento ,sostanzialmente entrammo in guerra contro l’Austria .Spesso anzi sempre nella vita fatti più grandi di noi ci coinvolgono e Vincenzo Paladino  il 22 novembre 1915 a venti anni viene chiamato alle Armi .Il 10 dicembre dello stesso anno è in forza al 9° Rg.Fanteria in territorio dichiarato in stato di guerra .Viene spostato più volte e il 5 giugno 1916 è nel 61°Rg:Fant. E il 18 settembre dello stesso anno nel 207°.Il 25 giugno 1917 nel 272°. Il 4 dicembre 1917 viene spostato  dal  territorio dichiarato in stato di guerra perché ricoverato in luogo di cura fuori zona .Il 24 ottobre 1918 nel 234 Rg.Fant.Trattenuto alle Armi il 19 gennaio 1919 per mobilitazione in base all’Art.133 del T.U.della legge sul reclutamento del Regio Regio Esercito .Il 5 marzo 1919 è assegnato all’80° Rg.Fant. Il 3 novembre 1919 viene mandato in congedo illimitato e concessa dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore .
Tornato a Lungro Vincenzo Paladino riprende con maggior lena la sua attività artigianale ,si sposa con la signorina Luisa De Marco  che abitava nel palazzo in piazza Casini proprio di fronte alla sua bottega artigianale ,in effetti fra i due sbocciò l’amore prima a distanza .Dal loro matrimonio nacquero tre figli Elisabetta Serafina  ,Francesco Saverio e Romano .Quest’ultimo ha percorso quasi la stessa “strada “ del papà ,come vedremo appresso, Romano Paladino  ha infatti servito per 35 anni lo Stato nella Squadra Mobile di cui 18 anni come servizio scorta di importanti statisti come Aldo Moro, Amintore Fanfani ed altri .Ha svolto importante servizio investigativo nella Digos .E anche a sua volta il suo figliolo Vincenzo Paladino svolge il suo compito in divisa come Maresciallo capo della Guardia di Finanza .Un percorso di famiglia segnato dal destino .Ma torniamo alla vicenda principale di Vincenzo Paladino classe 1895 egli a Lungro non ha solo esercitato la sua professione di sarto ma è stato anche un fedele coerente a affidabile militante come Squadrista agli ordini del Federale Giovanni Damis verso il quale e della di lui famiglia era legato da sentimenti di profonda reciproca stima come se fosse uno di casa .E’ stato anche Guardia Municipale con il Podestà Vincenzo Laurito .Sempre fedele alle istituzioni ,alla Divisa ,ai suoi Superiori in spirito del senso del dovere .Ma non perdiamo di vista il fatto che Vincenzo Paladino era un soldato un uomo messo a disposizione del Comando Generale del Regio Esercito e come tale richiamato in servizio per mobilitazione ,pensate a 45 anni deve lasciare  moglie e tre figli, e  assegnato alla 562/ma Corte Territoriale mobile terza Centuria con il grado di capo squadra il giorno 8 giugno 1940 e il 12 giugno dello stesso anno assegnato al territorio dichiarato in stato di guerra .Il giorno 27 agosto 1942 viene promosso al grado di primo caposquadra dal comando di zona e il 20 aprile 1943 assegnato al territorio dichiarato in stato di guerra .Il giorno 8 maggio 1943 viene trucidato dai tedeschi a  Celle di Bulgheria in provincia di Salerno  .Ucciso non per il colore della camicia nera, bianca, rossa ma  perché  soldato italiano .Da questa pur breve ma articolata e pragmatica presentazione si evince che Vincenzo Paladino, sarto e soldato, ha partecipato a due guerre a cavallo delle quali oltre alla sua professione di sarto ha svolto importanti compiti politico istituzionali e di ordine pubblico sempre con spirito di obbedienza servizio e lealtà.Era sostanzialmente un soldato nel senso lato .Fedele alle sue idee ligio ai compiti assegnatigli credeva fermamente  in quello che faceva e lo faceva sempre con grande impegno e serietà.Un uomo vero  che ha saputo conciliare il suo profilo di marito e padre con quello della sua professione e con quello di fedele servitore delle istituzioni come Soldato d’Italia .Sono stati  uomini come Vincenzo Paladino che con il loro impegno ,esempio e  sacrificio hanno costruito la Nazione Italiana .
Onore alla sua memoria .



























SHARON L'ULTIMA VERA DIVA ...




57 anni compiuti il 10 marzo, lo direste? Guardando le foto di Sharon Stone è facile sbagliarsi, e pensare che uno scatto dell’anno scorso sia in realtà di molto tempo fa… Per la Stone sembra che il tempo si sia fermato, e se il ritocchino c’è, è molto discreto, le rughette si vedono eppure lei continua a sembrare la ‘bad girl’ di ‘Basic Instinct’, il film scandalo che la lanciò a livello internazionale nel 1992. Nel 2014 è stata l’indiscussa regina del Festival di Cannes, sfolgorante in un abito rosa fucsia dallo spacco vertiginoso, nonostante la presenza di giovani bellezze come Cara Delevingne, che non sono riuscite a oscurarla. In un’epoca di successi effimeri e dive di passaggio, lei rimane ben salda nel firmamento di Hollywood da oltre 20 anni, mentre attrici della sua generazione, come Kim Basinger o Melanie Griffith, hanno visto da tempo tramontare la loro stella. La fama di sex symbol le arrivò con il personaggio di Catherine Tramell, la scrittrice bisex potenziale serial killer che faceva perdere la testa all’investigatore Michael Douglas, ma la sua carriera era iniziata già molti anni prima, nel 1977, quando giovanissima entrò come modella nell’agenzia Ford. Il suo esordio al cinema fu in una particina in ‘Stardust Memories’ di Woody Allen, a cui seguirono tanti ruoli negli anni ’80 in pellicole minori, fino al 1990, quando interpretò la moglie di Schwarzenneger nel film action ‘Atto di Forza’ di Paul Verhoeven, e in contemporanea con l’uscita del film uscì anche un servizio senza veli per Playboy. Due anni dopo, Verhoeven la diresse in ‘Basic Instinct’. Nel ’96, con il ruolo in ‘Casino’ di Martin Scorsese, ottene una candidatura all’Oscar. Tra le sue interpretazioni più recenti, quella nella commedia ‘Gigolo per caso’ di John Turturro, accanto a Woody Allen, e nel film tutto italiano ‘Un ragazzo d’oro’, di Pupi Avanti, in cui si innamora di Riccardo Scamarcio. Molto attiva anche nel sociale, Sharon si è sempre battuta per i diritti dei gay, in particolare con l’impegno per amfAR, la fondazione che raccoglie fondi per la ricerca sull’Aids. Dopo 2 matrimoni e tre figli, fuori della finzione cinematografica la Stone oggi è single....




















UOMINI POTENTI ...
 QUESTO E' UNO CHE NELLA VITA HA SAPUTO BALLARE ...



 Joseph Blatter ,79 anni, svizzero ,è il capo supremo della FIFA massimo organo istituzionale mondiale del calcio .Oggi è stato rieletto Presidente per il quinto mandato .Impressionante .
 Evidentemente quest’uomo che parla cinque lingue non conosce il significato del termine “decoro”. La crisi che si è scatenata sembra non riguardarlo, e non si è fatto problemi a comparire con Linda Barras (49 anni, vestita in rosso e sposata) al 65° Congresso della FIFA
 Nonostante lo scandalo sul gigantesco giro di tangenti, Blatter, colui che disse che le donne dovrebbero portare divise più aderenti per rendere il calcio femminile più popolare, ha lottato con forza per restare presidente. Si è fatto rieleggere parlando dei suoi successi, tipo l’aver portato il mondiale in Africa per la prima volta. Che poi questo non abbia trasformato le vite di milioni di africani poveri è un’altra faccenda. Come ha fatto questo compiaciuto ometto a diventare potente?
 Blatter è nato da una famiglia indigente nel 1936, a Visp, lontano da Zurigo, dove ora ha una sontuosa villa e un complesso di uffici. La sua è una storia di spietata ambizione e di avventure seriali con le donne. Da adolescente cantava ai matrimoni, durante le pause dall’università lavorava come cameriere presso zone sciistiche. Pare che qui abbia incontrato l’attore Eddie Constantine, apparso in film francesi di serie B, e che a lui si sia ispirato per modellare il suo comportamento. Imparò ad atteggiarsi, a muoversi, a trattare con le donne. Amava stare al centro dell’attenzione.
 Sposò Liliane Biner ed ebbe una figlia, Corinne, che ancora lavora nel bistrot di Visp. Presto però sviluppò una passione per le donne più giovani. Diventò giornalista, PR, segretario generale della “Swiss Ice Hockey Federation”, dirigente della “Longines”. Horst Dassler, proprietario di “Adidas”, incontrò Blatter nel circuito sportivo e ne rimase impressionato: gli serviva piazzare qualcuno che facesse i suoi interessi alla FIFA. Nel 1998 vinse la presidenza, e già allora si parlava di un’elezione unta da mazzette.
 Con lui la FIFA divenne un territorio feudale, il vecchio quartier generale fu rimpiazzato da una sfilza di palazzi con vista lago. Blatter si ricompensò con lauti stipendi (2 milioni di sterline l’anno) e spese in sfarzo. Lui e i suoi compari hanno creato un potentato, viaggiato su jet e limousine, soggiornato negli hotel più cari, spesso circondati da celebrità e ragazze glamour.
 In qualsiasi città vada, Blatter ha la sua compagna di turno. Ha anche corteggiato la figlia dell’ex segretario generale Helmut Kaser, che aveva 20 anni e che diventò sua moglie. Nel frattempo Blatter aveva relazioni extraconiugali. A 59 anni, nonostante fosse quasi calvo e tarchiato, si legò alla tennista polacca Ilona Boguska. Fu sostituita da un’altra giovane bellezza, Graziella Bianca, la sua terza moglie, ma poi Blatter tornò fra le braccia di Ilona, che ancora vede quando si trova nell’Europa dell’est. Ora Blatter ha 79 anni ma il tempo dello champagne non è finito. Ieri stava con la Barras, scandalo o non scandalo....






















LA BADANTE



 Come ha fatto la senatrice Mariarosaria Rossi, 43 anni, da Piedimonte Matese, a diventare così potente, così temuta? Com’è riuscita a mandare in frantumi il famoso cerchio magico berlusconiano, lasciando a Deborah Bergamini il compito di trattare con la stampa e a Francesca Pascale quello di fidanzata ufficiale?
 Andiamo con ordine: la donna che è, contemporaneamente, capo dello staff del Cavaliere e amministratrice straordinaria di Forza Italia, dovete provare a immaginarvela seduta su un divano di Palazzo Grazioli, i suoi tre telefonini sul tavolino, l’agenda in mano, Dudù che le lecca la caviglia, considerandola ormai una seconda padrona.
 Perché ovunque c’è Silvio Berlusconi, c’è lei. E chiunque voglia parlare con lui, deve prima chiedere il permesso a lei. Capi e capetti la implorano. «Dai, ti prego, un minutino...». Lei valuta, concede, nega. Ormai nega sempre più spesso. «Non c’è». «Non può». «Con te poi non vuol proprio parlare». «Tu sei un nostro nemico». «Tu forse non hai capito chi comanda». «Dai, chiamami domattina che forse ti ci faccio parlare». Unica sacerdotessa di ciò che resta del tempio.
 Piccola di corporatura, ammette di essere ossessionata dai fotografi che vogliono inquadrarle sempre il seno, abiti eleganti, separata, un figlio, vince un seggio per Forza Italia nel 2008 in un popoloso quartiere romano dov’era diventata la «Madonnina di Cinecittà» (aveva tappezzato tutti i muri con i suoi poster): diploma di istituto tecnico commerciale, a lungo animatrice nei locali notturni romani. Esperienza che poi le torna utile.
 Da un’intervista al Corriere del 5 agosto 2010. È stato scritto che lei ha organizzato «feste e balli» per Berlusconi nel castello di Tor Crescenza. «Niente balli, due cene politiche con le deputate. Tutto è nato nelle ore della rottura con Fini. Eravamo nella sala del governo e il premier aveva la faccia scura. Così ho radunato un gruppone di venti deputate e siamo andate a tirarlo su di morale».
Scaltra, diplomatica, cinica, determinata. Angelino Alfano capisce che tipo è quando, nel 2013, prova a fare le primarie. Berlusconi un pomeriggio lo gela: «Mariarosaria ha messo in piedi un bellissimo call-center: dai retta a me, Angelino, facciamo fare a lei». Adesso fa proprio tutto lei. L’altro giorno ha spedito una lettera ai comitati regionali.
 Dentro, l’indicazione di favorire nelle liste elettorali i giovani e garantire la parità di genere: «over 65» ammessi solo in casi eccezionali e se in regola con il versamento delle quote al partito. Dura e definitiva. E sola. Solissima a decidere insieme al capo .
 Il problema (per tutti) è che ormai il capo si fida solo di lei. E se è vero, come numerosi osservatori ipotizzano, che Berlusconi ha in mente di chiudere FI e creare un nuovo soggetto politico, la sensazione è che a lei sia stato affidato l’incarico di liquidare il partito .Sì, decide tutto lei. E quando parla anche i falchi soffrono di vertigini. Ha sempre avuto il dono della sintesi.





























RAGAZZI DEL '97 ...



 I miei nonni materni Alessandro ed Emilia ...Li voglio ricordare anche oggi 24 maggio 2015 dopo cento anni dalla partenza del nonno per il fronte orientale della Grande Guerra 1915-1918 .Cavaliere di Vittorio Veneto ,uomo esemplare contadino fino all'osso 365 giorni all'anno .Uomo sempre presente fedele alle Istituzioni con radicato senso dell'appartenenza ci ha inculcato col suo esempio il senso del dovere del lavoro e del sacrificio prendendo come vitale riferimento la famiglia e i suoi valori . Oggi a Roma qualcuno ,molto importante ,ha ricordato il valore e il sacrificio di quegli italiani "ragazzi del 1897" ...E' il minimo indispensabile che si deve fare ..Ciao nonno ,uomo probo che sempre con una sola parola senza scritture o strette di mano partecipavi e sigillavi ogni confronto ...



















NON SOLO ELETTRA ....







Lamborghini Automobili è un'azienda italiana produttrice di automobili di lusso, facente parte del gruppo Audi/Volkswagen. Costituita nel 1963, la sede e l'unico stabilimento produttivo sono da sempre situati a Sant'Agata Bolognese in Emilia-Romagna nel quale lavorano 1.029 dipendenti, dei quali 250 nel solo settore ricerca e sviluppo.. Nel 2014 sono in produzione due modelli, entrambi a due posti, motore centrale e trazione integrale: la Huracán e la Aventador.
 Benché sia prosaicamente frutto di un progetto imprenditoriale iniziato tempo prima, la fondazione della Lamborghini viene tradizionalmente ricondotta ad una lite, realmente accaduta, fra Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini nonno di Elettra . Quest’ultimo, già affermato industriale che costruiva trattori, caldaie e condizionatori, possedeva una Ferrari 250 GT della quale non era pienamente soddisfatto. Si rivolse ad Enzo in persona per lamentare il cattivo funzionamento della trasmissione e dispensandogli consigli, ma Ferrari, orgogliosamente stizzito che il cliente volesse insegnargli il mestiere, gli disse: “Che vuol saperne di auto lei che guida trattori?” Per tutta risposta Lamborghini decise di avviare in proprio la costruzione di un’automobile che fosse “perfetta anche se non particolarmente rivoluzionaria”. La Lamborghini automobili fu fondata il 7 maggio 1963 ed aveva sede in uno stabilimento appositamente costruito a Sant’Agata Bolognese. Il titolare, che disponeva di ingenti risorse finanziarie, si circondò immediatamente di ingegneri e tecnici molto capaci: Giotto Bizzarrini progettò il motore, Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani il telaio, e Franco Scaglione disegnò la linea. La 350 GTV non riscosse molto successo a causa dello stile troppo avveniristico e rimase un esemplare unico. Il progetto venne quindi affidato alla carrozzeria milanese Touring che, pur rispettando le quote caratteristiche iniziali, creò un disegno più classico e sobrio. La nuova auto, chiamata 350 GT, era una granturismo a due posti veloce ed elegante (secondo i canoni dettati da Ferruccio) e fu la prima auto costruita in serie dalla Lamborghini. Ebbe un discreto successo di vendite e fu seguita dalla 400 GT (che giovò di un aumento di cilindrata) e dalla 400 GT 2+2, entrambe presentate nel ‘66.
 1965-1972: Un rapido successo....





















CIAO VINCENZO









Certo che lo sapevamo ,ma abbiamo cercato tutti insieme fino all'ultimo di esorcizzare le terribili conseguenze .La morte che paradossalmente fa parte anche lei della nostra esistenza non fa sconti a nessuno ,non tiene alcun conto di anagrafe ,di ceto sociale ,di indole caratteriale , di qualità individuali ,di situazioni familiari ,di affetti ,di amicizie .Le tue speciali qualità, caro Vincenzo ,le sapevano tutti coloro i quali hanno avuto il privilegio di averti conosciuto ,se mi dilungassi a elencarle tutte decine di pagine non basterebbero .E tu da quel carattere schivo ma pur sempre silenziosamente e costantemente presente forse le avresti considerate al limite dell'enfasi .Quante iniziative insieme dove la tua professionalità e affidabilità hanno sempre congruamente contribuito .Non eri per le parole ,Vincenzo ,ma sapevi parlare con il tuo sguardo e con il tuo timido ma suadente e gradevole sorriso .Ci siamo sempre capiti al volo in ogni campo e circostanza .Pochissime le parole ma sempre concrete ci si parlava infatti con lo sguardo ci si confidava ,ci si concordava con una semplice stretta di mano e spesso fra noi era superflua anche quella .Tutta la comunità non solo di Lungro ,oggi più povera e più sola ,deve ritenersi orgogliosa di avere avuto un uomo come te che pur nella sua breve vita lascia un ricordo incancellabile ,ideale punto di riferimento ,esempio di vita ,di professionalità e di cordialissimo e leale rapporto umano .Il Signore ti accolga nella Sua luce e alla tua famiglia dia la forza di continuare la tua opera nel quotidiano percorso di vita .Da domani sarà difficile frequentare la vostra struttura senza la tua gradevole e carismatica presenza ,ma sono certo che ognuno di noi ,tutti coloro che metteranno piede nei tuoi locali ,avranno come lume e punto di riferimento la tua figura e pure se non la vedranno materialmente nei loro cuori e nelle loro menti ci sarà sempre la consapevole certezza che Vincenzo è sempre lì ,da qualche parte ma c'è sempre ..





























CIAO FRANCESCO



 Riteniamo che nel percorso della vita di ognuno di noi ci sono indubbiamente delle tappe e degli avvenimenti che più di altri rimangono scolpiti nelle nostre menti e nei nostri cuori .Avendo conosciuto Francesco Santoianni sono certo che per una serie di svariate motivazioni questa immagine sia stata fra le sue più care .In essa sono condensati ideali e sentimenti difficilmente scalfibili .Ho conosciuto Francesco sin dalla infanzia e poi più avanti quando venne in piazza 16 luglio innamorato della sua inseparabile compagna della vita ,la cara moglie Margherita. Francesco aveva qualche anno in più di me e noi nel vicinato lo chiamavamo affettuosamente Boniperti per la sua somiglianza con il campione della Juventus anche lui con la testa piena di riccioli biondi .Ne sono passati di anni da allora egli ha nutrito sempre passione per la politica ha capito subito la impercorribilità di un percorso "radicale" che era in contrasto con i suoi ideali e in collaborazione con Costantino Belluscio suo maestro e faro personale e politico ha messo su le basi per la creazione a Lungro e in Calabria del Partito Socialista Democratico Italiano sulle orme del fondatore nazionale Giuseppe Saragat, Francesco e il suo fratello Giuseppino hanno dato un notevole contributo per la elezione a deputato dell'On Costantino Belluscio nel 1972 ponendosi fra i massimi protagonisti insieme ad altri appunto del cosiddetto "fenomeno Belluscio ".La scesa in campo politica di Francesco Santoianni si ha con le varie elezioni comunali locali sin dal 1970 quando ha sostenuto con forza la candidatura a sindaco dello zio Vincenzo Mazzei .Poi nel 1985 scende in campo direttamente con la lista Aquile dove viene eletto consigliere di minoranza .Era l'epoca in cui a Lungro c'era la televisioe locale e sono memorabili i suoi interventi appassionati e forti dai banchi della opposizione insieme al caro amico Piero Cervellera .In quel periodo Francesco venne eletto Consigliere Provinciale sulle orme di figure de calibro di Nicola Irianni e Francesco Saverio Samengo .E' anche nominato Assessore provinciale alla Pubblica Istruzione .Nell 1998 si candida con la lista Volta Pagina .Ma in effetti il binomio Francesco Santoianni e Assessorato Provinciale alla Pubblica Istruzione è fondamentale nella storia della nostra comunità in quanto grazie alla sua ferma e decisa volontà Lungro ha avuto ed ha il Liceo Scientifico con tutti i notevoli vantaggi che una istituzione Scolastica Superiore può avere sul territorio .Ritengo che il binomio Francesco Santoianni -Liceo Scientifico di Lungro sia imprescindibile per qualsiasi dibattito presente e futuro .L'uomo Francesco nel suo percorso quotidiano di vita ha sempre saputo conciliare lavoro passione e attività politica con la famiglia di cui è stato amorevole e carismatico punto di riferimento .Notevoli la sua solarità,disponibilità al dialogo e competenza .Oggi dopo questa amara tappa ,del percorso terreno, che fa parte della vita di ognuno di noi bisogna rendersi conto sempre di più che si è tutti sotto lo stesso cielo e alla fine la partita si giocherà per tutti ad armi pari .Cero Francesco Santoianni Santoianni lascia un notevole segno nella storia della nostra comunità ,lascia un incommensurabile affetto ed esempio nel cuore e nelle menti della sua accorata famiglia .Il Signore lo accolga nella sua luce rendendogli merito .





















10 FEBBRAIO GIORNATA NAZIONALE DELLA MEMORIA IN RICORDO DEI MARTIRI DELLE FOIBE .












Le foibe  sono  cavità carsiche di origine naturale (grotte) con ingresso a strapiombo diffuse soprattutto nella provincia di Trieste, nelle zone della Slovenia una volta appartenenti alla scomparsa regione Venezia Giulia nonché in molte zone dell'Istria e della Dalmazia.Attualmente sono un argomento scottante, soprattutto sotto il punto di vista storico, e se ne discute animatamente in quanto furono teatro di crimini nei secoli, in particolare durante la Seconda guerra mondiale e nell'immediato Dopoguerra come luogo di occultamento dei cadaveri durante le repressioni avvenute nella città di Trieste e nelle regioni nord orientali italiane. Successivamente alla fine della guerra,l’uso  delle foibe per occultamento di cadaveri  si svolse principalmente a Trieste tra il 1 maggio e il 12 giugno 1945 e a Gorizia nello stesso periodo, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. La più famosa è quella di Basovizza (in territorio italiano e a pochi chilometri da Trieste) mentre altre si trovano in territorio ora sloveno a pochi chilometri dal confine. Questi baratri venivano usati per l'occultamento di cadaveri con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici;fare pulizia etnica. Il maresciallo Tito ,capo supremo della ex Jugoslavia comunista si è reso responsabile dell’orrenda uccisione di migliaia e migliaia di Italiani ,con il silenzio –assenzo dell’allora ministro di Grazia e Giustizia del primo governo Repubblicano Italiano Palmiro Togliatti ,Leader dell’allora Partito Comunista Italiano .La storiografia italiana ha sempre cercato di nascondere questa orrenda verità.Solo ultimamente si sta facendo finalmente luce .Ora non sarà più consentito alla storia di smarrire l’altra metà della memoria .I nostri deportati e profughi ,pensare che hanno lasciato finanche la chiave sulla toppa dell’uscio di casa, infoibati,fucilati,lasciati morire di stenti e malattie nei campi di concentramento jugoslavi non sono più morti si serie B.Almeno 10.000 persone negli anni drammatici a cavallo del 1945 sono state torturate e uccise a Trieste e nell’Istria da truppe  controllate  dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito ,i famigerati  “titini “.E in gran parte vennero gettate , molte ancora vive, dentro le voragini naturali disseminate nell’altipiano del Carso, “Le foibe”.A oltre sessanta anni di distanza vogliamo fare conoscere questa tragedia italiana a chi non ne ha mai sentito parlare , a chi sui libri di scuola non ha trovato il capitolo “Foibe” , a chi non  ha mai avuto risposta alla  domanda :”Cosa sono le foibe?”A Trieste a differenza delle altre città italiane la liberazione alla  fine della seconda guerra mondiale è coincisa con l’inizio di un incubo ,per quaranta giorni le truppe partigiane comuniste del maresciallo Tito hanno imperversato in città torturando ,uccidendo e deportando migliaia di cittadini colpevoli solo di essere italiani e anticomunisti.Dramma nel dramma ,subito dopo, l’abbandono della propria terra ,passata alla Jugoslavia ,da parte di migliaia di esuli  ,la tragedia di Pola ,Fiume ,e di altre città della Dalmazia e dell’ Istria , territori secolarmente italiani dovuti abbandonare dalle popolazioni ,nelle colpevole indifferenza di tutte dico tutte le forze del governo italiano De Gasperi compreso , sparpagliate qua e la, che hanno dovuto subire  l’onta del pregiudizio e della emarginazione anche in patria . Nella Giornata Nazionale della Memoria in Ricordo delle Foibe vogliamo riflettere e cercare di capire anche noi perché, a guerra ormai finita, migliaia di persone hanno perso la vita per mano dei partigiani comunisti, e perché per oltre sessant’anni la storia d’Italia è stata parzialmente cancellata,mai scrivere la storia con una sola mano ,non dovrà accadere mai più.




















SERGIO MATTARELLE E' IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 






 Sergio Mattarella ,74 anni palermitano ,è il dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana .Al di là della storia politica che ognuno può avere ,Mattarella è un uomo perbene e all'altezza della massima carica istituzionale della Nazione .
 Sarà senza alcun dubbio un autorevole e carismatico riferimento Istituzionale e un grande Presidente della Repubblica .






















QUESTO ERA UNO CON LE PALLE



In politica ovviamente ognuno ha le sue idee condivisibili o meno.Ma Bettino Craxi era uno che non la mandava a dire, da Presidente del Consiglio ebbe il coraggio di "indicare l'uscio"agli americani nella vicenda di Sigonella.Da parlamentare e leader politico pronunciò lo storico discorso alla camera sul finanziamento ai partiti denunciando il sistema a livello "universale" per tutto l'arco parlamentare. Invito' con forza che se uno, solo uno dei presenti non si sentiva coinvolto e non condivideva quella visione si doveva alzare in piedi....Non si mosse nessuno tutti rimasero muti e incollati alle loro poltrone...Ora chi?
 La politica e le cosiddette istituzioni sono occupate da politici inetti, mediocri, tornacontisti e trasformisti senza dignità, giullari da avanspettacolo e quaquaraqua'.
 Non ho mai votato Partito Socialista Italiano ,non ho mai votato Bettino Craxi























NESSUNO MAI COME LUI...





 Questo selfie ,che ormai passa alla storia del calcio e del costume non solo italiano, da' lo spunto per illustrare la figura di Francesco Totti,uomo generoso , un atleta che fa parte integrante di una città metropoli e di una tifoseria da sempre, rimanendo  per sempre leader come nessuno mai. Record nei record per presenze, gol,derby, e stagioni con la stessa maglia dall'inizio dei primi calci per venti anni.Nel mondo del calcio questi numeri  sono un 'eternità.
Nessun  calciatore al mondo nessuno dei più grandi di tutti ha inciso nell'ambiente del proprio club con la stessa incancellabile intensità formando un corpo unico e un 'unica anima eterna come la sua città. Nel calcio come nella vita non ci potrà mai essere trofeo più prestigioso e appagante .































LA FOTO DELL'ANNO ..ANCHE QUESTO E' AMORE ...


 Non ci sarebbe bisogno di parole. Ma Giancarlo Murisciano ce le ha volute mettere lo stesso ad accompagnare una foto di lui, giovane 28enne che tiene in braccio sua nonna di 87 anni. L'immagine è già stata eletta foto dell'anno per la tenerezza e il calore che emana. "Anche questo è amore.. non è stato il 31 dicembre migliore della mia vita forse..ma anche questo fa parte della vita. ..una volta mi tenevi tu sulle tue gambe adesso lo faccio io nonnina, senza vergogna e senza timore..per ricordare a tutti che la vita va vissuta e va combattuta..... nella vita si deve essere presenti sempre e comunque..questo è il mio augurio per il 2015 la presenza di qualcuno accanto che ci possa proteggere e confortare ma anche essere felice e sorridente con noi "



























CIAO TOTONNO , 'U NI SCIALAMU CHIU' ....PICCATU !




 Se ne è andato ,a 59 anni ,Totonno Chiappetta ,artista cosentino ,attore e cabarrettista noto per le rappresentazioni in vernacolo .Con lui scompare una figura e un attore simbolo che ha saputo raccontare e partecipare il costume italiano e cosentino in particolare con notevole bravura e coinvolgente professionalità ,era da sempre considerato il simbolo della cosentinità in tutti i suoi più variegati aspetti .Voglio citare un suo recente pensiero: “Ogni generazione finisce con la convinzione di non aver combinato nulla. Ad un certo punto della nostra vita si pensa che tutto è stato inutile, considerando la mediocrità che ci circonda. Invece no; anche un semplice slogan, un diverso modo di fare, una burla, potrà essere importante nel tempo. Basta non dissolvere nell’aria quel delicato profumo di rivoluzione”. Totonno Chiappetta romantico libertario. Cosentino illustre. U miegliu i tutti dicono in molti .



























LA STORIA SIAMO NOI




 Il Prof Nicola Tocci, in tempi non sospetti,creatore e Presidente della Pro Loco di Lungro, inventore e realizzatore del Kalendario degli Italo Albanesi una vera enciclopedia specifica nel settore, ideatore e tenace sostenitore della Villa Comunale di Lungro nel luogo dove prima della sua iniziativa c'era un burrone adibito a discarica di ogni genere.



























QUANDO GLI ITALIANI FANNO SQUADRA NON HANNO RIVALI AL MONDO !




 A poco più di un anno di distanza dalla storica reunion in Russia, che li ha visti esibirsi insieme per la prima volta dopo 20 anni, Al Bano e Romina sono tornati sul palco del Crocus City Hall a Mosca per il concerto "Felicità italiana".
 Con loro, tra gli altri, anche Toto Cutugno, i Ricchi e Poveri, Pupo, i Matia Bazar, Umberto Tozzi e Riccardo Fogli.
 Dietro l'evento, il leggendario Andrei Agapov, il più famoso promoter della canzone italiana in Russia e artefice del riavvicinamento professionale dei due ex coniugi Carrisi. Crocus è una delle maggiori sale per eventi musicali a Mosca: ha ospitato 7000 spettatori . Il prezzo del biglietto per lo spettacolo è andato dai 2.000 ai 15.000 rubli (34 - 260 euro).
 L'evento ha avuto un colossale successo anche televisivo con 170 milioni di spettatori ,cifra impressionante .I Russi amano Albano e stravedono per la canzone italiana .L'esibizione dei più famosi cantanti della canzone tradizionale italiana coinvolgente e immortale ha entusiasmato e commosso tutti .


























I PRIMI 70 ANNI DI GIGI RIVA "ROMBO DI TUONO" ....


 Mai immagine può essere più esplicativa per illustrare la figura di Luigi Riva da Leggiuno Varese, ma sardo fino alle ossa,campione del Cagliari e della Nazionale uno dei più grandi attaccanti italiani di tutti i tempi .
 Dal 1990 al 2013 team manager della Nazionale italiana. «Oggi il mestiere dell’attaccante è molto più facile. Vietato fermare gli attaccanti per la maglia. Proibito il fallo dell’ultimo uomo. Rigori facili» .Ama dire con forza .Ha rifiutato Inter,Milan, Juventus con grandi lusinghe per rimanere in Sardegna sua terra di adozione e di vita .
 Con il Cagliari (nel quale giocò per tutta la carriera dopo esser stato lanciato in C dal Legnano) vinse nel 1970 uno storico scudetto e fu tre volte capocannoniere in serie A (1967, 1969, 1970). Con la Nazionale vinse l’Europeo del 1968 (in gol nella finale bis di Roma contro la Jugoslavia) e fu nel 1970 vicecampione del mondo (a segno nello storico 4 a 3 nella semifinale dell’Azteca contro la Germania Ovest), in tutto 42 presenze e 35 gol (record tuttora imbattuto). Secondo, dietro Gianni Rivera, nella classifica del Pallone d’oro 1969, terzo dietro Gerd Müller e Bobby Moore nel 1970, sesto nel 1968 ..
 Ugo Riva, il padre, era tornato dalla prima guerra mondiale con una medaglia di bronzo al valore. Aveva fatto il sarto, il barbiere, poi era entrato in fonderia. Una scheggia di ferro schizzata via dalla pressa lo passa da parte a parte, come fosse in guerra. Muore il 10 febbraio del 1953. Edis, la madre, lavora in filanda e arrotonda facendo pulizie nelle case dei meno poveri. Gigi è mandato in collegio dai preti: a Viggiù, a Varese, perfino a Milano. Scappa un sacco di volte, e ogni volta lo riportano indietro. Se avrà incubi, da adulto, riguarderanno i giorni in collegio e più tardi quelli in divisa militare, sempre obbligato a obbedire. E il peso, l’umiliazione di essere poveri, le camerate fredde, il mangiare da schifo, il cantare ai funerali anche tre volte al giorno, il dover dire sempre grazie signora grazie signore a chi portava il pane, i vestiti usati, e pregare per i benefattori, e dover stare sempre zitti, obbedienti, ordinati, come dei bambini vecchi•Non toccava palla da latino, non aveva neppure il destro come dovrebbe un giocatore della sua fama, e però la sua classe aveva pochi, pochissimi eguali al mondo. Il suo scatto così imperioso da riuscire travolgente. Il suo dribbling di solo sinistro era tuttavia irresistibile quando veniva portato in corsa, al di sopra del ritmo normale. Il suo tiro era fortissimo, sia da fermo sia in corsa, sia a volo. I suoi stacchi erano violenti e insieme coordinati, così da consentirgli incornate straordinariamente efficaci. Riva era intelligente e tuttavia coraggioso fino alla temerarietà..
 Lo chiamavano Rombo di Tuono. Era stato Gianni Brera a soprannominarlo così commentando la partita Inter-Cagliari del 25 ottobre 1970. Sei giorni dopo, a Vienna, veniva falciato dal difensore austriaco Hof. Seconda gamba fratturata, stavolta la destra, stavolta in modo ancor più serio rispetto al crac al perone sinistro del 27 marzo 1967, Italia-Portogallo. Ha dato due gambe alla Nazionale. Fumatore accanito: ai tempi dello scudetto ne fumava «soltanto» dieci-quindici al giorno... Ha lasciato l’incarico di team manager azzurro perché non riusciva più a guardare le partite: «Era diventato molto stressante per me: durante i match dovevo prendere il Lexotan per calmarmi». Non va più nemmeno allo stadio:Ora ascolta il risultato finale e il giorno dopo si guarda la partita. Cena tutte le sere da Giacomo, che ha un ristorante di pesce, ma a lui prepara il minestrone di verdure. Mangia da solo o, se capita, in compagnia ovviamente nella sua eterna Cagliari .


























I PRIMI 83 ANNI DI MONICA ,DIVA DEL CINEMA ITALIANO ...



Maria Luisa Ceciarelli ,in arte Monica Vitti ,romana con origini siciliane ha scritto una delle pagine più belle e interessanti del nostro cinema .
 L'eclettismo, il saper passare da Brass a Vadim, Bunuel e Dino Risi, Antonioni e Festa Campanile, Monicelli e Corbucci. Poi l'esordio alla regia, nel '90, con Scandalo segreto: a quel punto il cerchio era chiuso, il sentiero già sufficientemente indimenticabile.
 A lei somigliante.Come i suoi film . Sentiero fatto di bianco e nero che rimangono, incomunicabilità e sorrisi. Quelli, spesso, con Alberto Sordi, che bravo come con lei accanto non è mai stato. Sordi che la amava anche quando la picchiava, come in quella scena che tutti ricordano, il film era Amore mio aiutami, quando litigano in spiaggia e lui la riempie di botte (ad essere onesti non era la Vitti ma Fiorella Mannoia, al tempo conrofigura , ma il cinema non è mai onesto: altrimenti non farebbe sognare.
 L'avventura, L'eclisse, La ragazza con la pistola. Polvere di stelle, bella pellicola e adesso sintesi quasi di un'esistenza. Monica Vitti è l'attrice italiana rarefatta e popolare, inaccessibile e comunissima. Tutto e il suo contrario, benpiù di altre dive perennemente à la page e quindi celebrate .Disse un giorno in una intervista ai giornali "La sincerità può essere uno stile? Non lo so. Ho cercato di essere severa, dura con me stessa. Senza pieta''. Ha mantenuto, come di consueto, la parola. Senza perdere un grammo di quella bellezza così personale e così struggente. Che,quella no, non conoscerà mai malattie.

























CIAO LIBERALE !



Certo che temevamo l'irrimediabile evento ma avevamo sempre cercato di esorcizzarne gli effetti sul tuo e nostro spirito eternamente e inguaribilmente romantico ma spesso anche "goliardico" nella misura in cui le personali vicende quotidiane potevano consentirlo .Parlare di te oggi ,scrivere e dibattere, potrebbe anzi è facile visti gli "argomenti " infiniti che hai saputo trattare nella tua vita terrena . Forse correremo il rischio di cadere nella retorica e per questo ci limitiamo solo a citare qualche tuo "percorso" durante il quale oculati e sensibili testimoni hanno registrato i pezzi migliori .Testimoni sono gli amici ,i familiari, gli alunni ,i tanti immigrati ,ma soprattutto tutti coloro che hanno avuto bisogno di sostegno non solo materiale ,quello si può rimediare in tanti modi ,ma soprattutto aiuto e sostegno affettivo e morale profondo e sentito sempre .
 Quanti aneddoti ,caro Liberale, dalla tua passione per il calcio ,memorabile il tuo entusiastico modo di approcciarti alle partite con la mitica fascia di capitano del Terranova ,alla tua passione per le macchine sportive ,alla tua generosità disinteressata ,alle nottate nelle corsie degli ospedali per assistere chi non aveva nessuno ,alla frenesia per trovare una collocazione per immigrati senza tetto.Bellissimo il tuo rapporto con gli alunni da insegnante infatti hai saputo interpretare il ruolo in maniera unica a metà strada tra il docente e il padre sempre con quello spirito racchiuso nel tuo originale ma significativo nome .Che dire poi in ultimo, ma non meno importante del rapporto con gli amici, sempre leale ,corretto ,solare, cordiale, sereno, affettuoso .Ritengo un privilegio averti conosciuto e usufruito della tua cara amicizia ,che il Signore ti accolga nella sua luce e il tuo esempio possa vivere per sempre in tutti .
























L' ULTIMA TAPPA



 Massimo Moratti, 69 anni,lascia definitivamente . E’ l’ultima tappa ,inattesa e improvvisa , dell’addio all’Inter. Una storia iniziata nel febbraio 1995 quando Moratti rilevò la società da Ernesto Pellegrini, riportando ‘a casa’ il club reso grande dal padre Angelo.Bocche cucite sulla motivazione che ha spinto l’imprenditore milanese ,socio dell’Inter con quote pari al 29,5% tramite la Internazionale Holding srl, a rinunciare all’incarico, ma le cause potrebbero essere rintracciabili nelle parole di Thohir lunedì scorso, giorno dell’approvazione del bilancio. Il numero uno di corso Vittorio Emanuele, riferendosi al rischio che l’Uefa sanzioni l’Inter per la violazione del fair play finanziario, aveva detto: “Le regole Uefa sono positive, evitano che qualcuno usi le società come un giocattolo”. Un’espressione generale ma probabilmente riferita al petroliere milanese. Osservazioni rincarate e contestualizzate da Bolingbroke: “Siamo pronti a raddrizzare ciò che è andato storto in passato. Ci sono norme che eviteranno che il club venga gestito come in passato”. Alla guida della società per 19 anni, Moratti non ha mai centellinato le spese per provare a seguire le orme del padre, che portò l’Inter sul tetto di tutto. Ci è riuscito solo nel 2010 dopo aver collezionato una sfilza di campioni, presunti tali e scelte errate ,allenatori cambiati ogni chiaro di luna, 19 in 18 anni,e se non fosse intervenuto Thoir sarebbero stati 20 in questi giorni per la mania di prendersela con l'allenatore , meno di uno all'anno, impressionante,decisioni che hanno dissanguato l'economia del club. Ma subito dopo la storica stagione del Triplete con la fortunata coincidenza ,una delle poche ,di possedere un fenomeno come Milito , l’Inter si è nuovamente infilata in un tunnel di risultati e i suoi conti sono peggiorati di anno in anno. Fino alla vendita della maggioranza a Thohir, che proprio in settimana ha chiuso il suo primo bilancio con una perdita di 103 milioni di euro e si ritrova ora a dover organizzare nel giro di tre anni la ristrutturazione del debito, grazie a un prestito sottoscritto con Goldman Sachs International e Unicredit. Un piano salatissimo che comporterà il pagamento di una pesante rata fino al marzo 2019 e un maxisaldo finale da 184 milioni da rimborsare il 30 giugno 2019. La domanda sorge spontanea possibile che un oculato e abile magnate come Thoir non era a conoscenza di questa situazione ? Possibile che un imprenditore e presidente pur se innamorato ciecamente del suo club non intuì che non poteva andare lontano detenendo solo il 29,5 % della società per giunta indebitata in quella maniera?
 Una storia tutta italiana imperniata sui versi di una nota canzone " Finchè la barca va, lasciala andare.. " e sul cui spirito si è vissuto per decenni non solo nel mondo del calcio...Ma poi viene sempre un giorno in cui il "sistema " va in avaria e viene presentato il conto ...














UOMINI ...


 ....penso a questa foto del 1939,una pagina della storia di mio padre,il sesto da destra in piedi. Con lui ,tra gli altri, Emanuele Placco il secondo da destra seduto e Pietro Grillo il primo da sinistra in piedi. Il tempo non potrà mai "ingiallire" questa immagine...











































AMMUINA .....




In questi giorni stiamo assistendo ,per la verità non molto meravigliati ,ad alcuni eventi che hanno come protagonisti personaggi di un certo livello istituzionale ,politico e dell'informazione .In primis il Presidente della Repubblica che, chissà per quale impellente necessità e motivo, chiede con forza l'immediata riforma della Giustizia ; poi viene la vicenda di Luigi De Magistris ,Sindaco di Napoli,già magistrato e Pubblico Ministero di punta che dopo la condanna ad un anno e tre mesi di prigione per abuso d'ufficio quando era PM ,ha dichiarato che egli non si dimette anzi rincara dicendo che la sentenza è vergognosa e che sono i magistrati suoi ex colleghi a doversi dimettere ; dulcis in fundo Il "Fatto quotidiano" giornale per la verità non proprio imparziale e obiettivo che sulla vicenda di "Giggino " tace ,tace ,tace diventando improvvisamente "garantista" .infatti in altre "epoche" è stato il primissimo sponsor del giustizialismo ...
 Insomma amici ,per tornare a bomba ,un magistrato che accusa altri magistrati ,il Capo del Consiglio Superiore della Magistratura che chiede con forza la riforma della Giustizia ...E' evidente che sembra di assistere alla tanto vituperata separazione delle carriere ...

















NANNARELLA ...



 Quarantuno anni fa, a Roma ,come oggi ,ci lasciava Anna Magnani .Nannarella era diventata il simbolo della città.Nessun'altra come lei aveva saputo interpretare lo spirito, il temperamento, la fantasia ,il coraggio e le debolezze delle donne romane .Premio Oscar nel 1956 per "La rosa tatuata",Anna è rimasta nella memoria collettiva per il ruolo di Pina la popolana uccisa a colpi di mitra mentre tenta di raggiungere il camion sul quale il suo uomo sta per essere deportato nel film "Roma città aperta" che le fruttò il primo dei suoi tre Nastri d'Argento .Protagonista di molte altre pellicole rimaste nella storia del cinema "Mamma Roma" ,"Bellissima ", "l'Onorevole Angelina " ,"Roma".
 Ma Anna era anche donna discreta,autentica,infastidita dalla popolarità.Tanti film ,molte interpretazioni teatrali e il sapore struggente del ricordo e della nostalgia lasciato nella memoria di tutti .



























TELESTUDIO NON E' STATO UN'OPINIONE ....



Maria Damis ,Angela Forte ,Rossella Borrescio .
I volti femminili della nostra televisione locale .
Brave,belle, simpatiche e tanto care
.

























...UNA DONNA CON LE PALLE ....



 Giorgia Iafrate ,34 anni di Frosinone ,laureata in giurisprudenza e un master in scienze forensi ,Dirigente supervisore alla sezione volanti della Questura di Milano ,è lei che con la sua testimonianza ha incrinato il castello di carte del procuratore aggiunto Ilda Boccassini .«Perché non ha eseguito gli ordini del pm minorile Annamaria Fiorillo», chiese la Boccassini domandandole perché non avesse trattenuto Ruby. «Non ho disatteso gli ordini del pm perché erano cambiati». Fino ad affermare che forse è proprio Fiorillo che «ricorda male. Io invece ricordo benissimo e non cambio una virgola di quanto ho già detto» . Quanto alla storia delle parentele con Mubarak raccontò: «Mi disse che tavolta si spacciava come nipote ma in realtà non lo era».
Nessuno vuole dispiacere i magistrati e il loro prezioso lavoro, ma qualche domanda bisogna farsela,una sentenza che forse restituisce dignità a chi, a seguito della condanna in primo grado, fu tacciato di infedeltà e di aver raccontato il falso.
 In particolare quella donna, funzionario di polizia, coraggiosa e serena davanti alla più temibile dei PM di Milano, Ilda Bocassini.
 Lei, quel funzionario la dott.ssa Giorgia Iafrate la quale senza timore, con la serenità di chi sapeva di essere nel giusto, rispose, alla “terribile Ilda” che forse aveva dimenticato che in quel gioco delle parti, in cui spesse volte finiscono le aule di tribunale, non si può derogare al rispetto personale di chi fa parte delle altre istituzioni dello stato.
 Anche a quel funzionario, che non si piegò alla dura dialettica di un PM , deve volgere il pensiero di tutti noi, non bugiarda ma onesta servitrice dello Stato.
 E dopo tutte le macerie che una vicenda come questa provoca bisogna aprire una nuova stagione della politica, della giustizia, del rispetto tra istituzioni e persone ,un periodo dove il protagonismo dei singoli venga meno, specie tra i magistrati, a favore di un più alto e puro concetto di democrazia e di giustizia per tutti.

























NEL SEGNO DI MARIA





 La tennista russa Maria Sharapova ,27 anni, numero 8 al mondo ,ha vinto la 113esima edizione del Roland Garros, il torneo di tennis sulla terra rossa più importante al mondo, che si tiene ogni anno a Parigi. La Sharapova ha battuto in finale la tennista rumena Simona Halep, 22 anni,numero 4 al mondo , in tre set (6-4 6-7 6-4). Per la Sharapova si tratta del secondo torneo vinto al Roland Garros: il primo l’aveva vinto nel 2012, battendo piuttosto nettamente in finale l’italiana Sara Errani per 6-3 6-2. Sharapova era arrivata in finale anche l’anno scorso, ma aveva perso contro la statunitense Serena Williams 6-4 6-4.Per la cronaca Maria è anche l'atleta più pagata al mondo ...

























I "MISTERI " DI DARIO ....




 In una recente intervista l'attore Premio Nobel Dario Fo ,ora grillino ,ha dichiarato che non è convinto dell'alleanza del M5s con Farage ."Viene dalla destra profonda , ma mi fido di Grillo" .L'osservazione sorge spontanea : ma perché il Dario da dove viene? Da giovane era fascista repubblichino, da grande comunista e da vecchio grillino ...Certo che deve " fidarsi " di Grillo il circuito è finito non ci sono più spazi .....

























ONORE AL CAPITANO !



 Vent'anni di solitudine ,nel 1994 Agostino Di Bartolomei ,l'ex capitano della Roma che quando discuteva con gli arbitri teneva le mani dietro la schiena ,si suicidò tradito dal mondo che lo aveva osannato .“Dibba” si sparò un colpo nel petto 10 anni dopo la finale di Coppa Campioni, persa con la Roma di cui era stato capitano e bandiera - Passato al Milan e poi al Cesena, finita la carriera sul campo era stato lasciato solo da amici e società calcistiche, a cui si era rivolto per problemi economici. “Ti adoro e adoro i nostri splendidi ragazzi, ma non vedo l’uscita dal tunnel”, scrisse alla moglie… Tradito dall'indifferenza Agostino voleva essere trattato da uomo in un mondo di bestie ....
























I NOSTRI VALORI, PUNTI DI RIFERIMENTO IMPRESCINDIBILI..




 Un' immagine a noi tanto cara ,Padre Giordano Caòn e l'allora bambino Padre Salvatore Sulla ...Non è mai tempo sprecato fermarsi un po' e riflettere ...

























" VI FACCIO VEDERE COME MUORE UN ITALIANO ! "



 Con queste parole che ormai resteranno nella storia, ha chiuso la sua vita terrena ,prima di essere assassinato da guerriglieri irakeni,il 14 aprile del 2004,voleva togliersi quella benda bianca e nera con cui i suoi carnefici l’avevano bendato prima di scavargli la fossa,voleva guardarli dritto negli occhi e sbattergli in faccia quello che aveva proferito con voce calma e decisa, Fabrizio Quattrocchi ,36 anni,genovese originario di Catania ,collaborava da due anni con l’agenzia di investigazioni ,bonifica,servizi di sicurezza e allarmi “ibsa”.Era in Irak dall’autunno.Saremo pure,noi italiani, un popolo di mandolinisti e pizzaioli,ma è innegabile che in momenti decisivi siamo capaci di dimostrare una forza e una determinazione che solo un popolo di grande tradizione storica e civile può esprimere.E’ la rivendicazione di un orgoglio, di una appartenenza nella quale c’è la forza, il coraggio,la coscienza,la dignità di un giovane che si sente italiano ,al di là del lavoro ad alto rischio che si era scelto e nel cui alto corrispettivo di guadagera tutto incluso,anche l’eventualità della morte che ha fatto.Ma non della viltà.E alla viltà ha opposto la dignità della sua storia. Come muore un italiano!
 Già a scuola ,sin dalle elementari,avevamo ascoltato qualcosa del genere e la maestra ci spiegava che qualcuno aveva gettato in faccia al nemico la sua stampella…..




























ALT ! SONO IL SINDACO DI LUNGRO !








 Correva l'anno 1917 ,nella stazione ferroviaria di Spezzano Albanese Terme ,in Calabria ,il treno per Cosenza era già in movimento quando un distinto signore con cappello, bastone e caramella con voce alta e decisa "intimava " al macchinista di fermarsi .Il treno si arrestò subito .Si trattava dell'Avvocato Pietro Laurito ,Sindaco di Lungro ,paese dei salinari .Ma erano altri tempi .....




























CE NE COSTA LACREME ST'AMERICA !



 Ellis Island è un’isoletta della baia di New York dove,dal 1891 al 1954 ,gli immigrati erano sottoposti a rigidi controlli prima di ottenere il visto d’ingresso nel Paese .In quest’immagine si vede una famiglia contadina italiana ,con i volti provati da un viaggio lungo e faticoso e un’espressione di smarrimento negli occhi dei bambini .Accanto a essi la valigia con il nome del proprietario avvolta da un groviglio di corde ,altri bagagli sono visibili sullo sfondo ,povere cose, ma ricordi della vita in patria .Oggi l’Italia è diventato un Paese di immigrazione ,dove alcuni trovano accoglienza e lavoro ,ma altri vivono una vita incerta ed emarginata .E’ questo uno dei grandi problemi del nostro tempo e del nostro Paese ,ora il fenomeno assume giorno dopo giorno l’aspetto di esodi massicci di immane portata che l’Italia ,non essendo gli Stati Uniti, non è in condizione di soddisfare pienamente ,pur se è la prima in assolto per spirito di accogliena e solidarietà,ma questo non basta occorre un coinvolgimento serio e articolato dell’Europa


















AMARCORD ...




 Tradizionale visita degli allievi del Montani, 5 Mc A, all' Arcivescovo di Fermo mons.Norberto Perini ....













LA CHIESA SU TUTTO



 La più significativa delle immagini ,dove Fede ,storia e sentimenti fanno
 da base e trampolino di lancio per un percorso sacerdotale sentito e proficuo che lascerà certamente il segno nella nostra comunità .Benevenuto fra noi padre Arcangelo e fervidissimi auguri !












10 FEBBRAIO GIORNATA NAZIONALE DELLA MEMORIA IN RICORDO DEI MARTIRI DELLE FOIBE .




Le foibe  sono  cavità carsiche di origine naturale (grotte) con ingresso a strapiombo diffuse soprattutto nella provincia di Trieste, nelle zone della Slovenia una volta appartenenti alla scomparsa regione Venezia Giulia nonché in molte zone dell'Istria e della Dalmazia.Attualmente sono un argomento scottante, soprattutto sotto il punto di vista storico, e se ne discute animatamente in quanto furono teatro di crimini nei secoli, in particolare durante la Seconda guerra mondiale e nell'immediato Dopoguerra come luogo di occultamento dei cadaveri durante le repressioni avvenute nella città di Trieste e nelle regioni nord orientali italiane. Successivamente alla fine della guerra,l’uso  delle foibe per occultamento di cadaveri  si svolse principalmente a Trieste tra il 1 maggio e il 12 giugno 1945 e a Gorizia nello stesso periodo, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. La più famosa è quella di Basovizza (in territorio italiano e a pochi chilometri da Trieste) mentre altre si trovano in territorio ora sloveno a pochi chilometri dal confine. Questi baratri venivano usati per l'"occultamento di cadaveri" con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici;fare pulizia etnica. Il maresciallo Tito ,capo supremo della ex Jugoslavia comunista si è reso responsabile dell’orrenda uccisione di migliaia e migliaia di Italiani ,con il silenzio –assenzo dell’allora ministro di Grazia e Giustizia del primo governo Repubblicano Italiano Palmiro Togliatti ,Leader dell’allora Partito Comunista Italiano .La storiografia italiana ha sempre cercato di nascondere questa orrenda verità.Solo ultimamente si sta facendo finalmente luce .Ora non sarà più consentito alla storia di smarrire l’altra metà della memoria .I nostri deportati e profughi ,pensare che hanno lasciato finanche la chiave sulla toppa dell’uscio di casa, infoibati,fucilati,lasciati morire di stenti e malattie nei campi di concentramento jugoslavi non sono più morti si serie B.Almeno 10.000 persone negli anni drammatici a cavallo del 1945 sono state torturate e uccise a Trieste e nell’Istria da truppe  controllate  dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito ,i famigerati  “titini “.E in gran parte vennero gettate , molte ancora vive, dentro le voragini naturali disseminate nell’altipiano del Carso, “Le foibe”.A oltre sessanta anni di distanza vogliamo fare conoscere questa tragedia italiana a chi non ne ha mai sentito parlare , a chi sui libri di scuola non ha trovato il capitolo “Foibe” , a chi non  ha mai avuto risposta alla  domanda :”Cosa sono le foibe?”A Trieste a differenza delle altre città italiane la liberazione alla  fine della seconda guerra mondiale è coincisa con l’inizio di un incubo ,per quaranta giorni le truppe partigiane comuniste del maresciallo Tito hanno imperversato in città torturando ,uccidendo e deportando migliaia di cittadini colpevoli solo di essere italiani e anticomunisti.Nella Giornata Nazionale della Memoria in Ricordo delle Foibe vogliamo riflettere e cercare di capire anche noi perché, a guerra ormai finita, migliaia di persone hanno perso la vita per mano dei partigiani comunisti, e perché per oltre sessant’anni la storia d’Italia è stata parzialmente cancellata.


BRAVA BELEN



 Belen Rodríguez è stata una delle più ammirate alla Festa di Beneficenza "Gentleman Christamas Gala for Pupi " La fondazione di Zanetti tenutasi all'Hotel Melia di Milano ..La fondazione Pupi è una organizzazione no profit arge...ntina a favore dei bambini più poveri ed emarginati .E' stata fondata da calciatore dell'Internazionale Javier Zanetti e da sua moglie Paula .Il nome deriva da soprannome calcistico di Zanetti El Pupi ma è anche un acronimo che significa " Per un piberio integrado "cioè un'infanzia integrata .Motto della fondazione :"Non c'è nessuno così forte che possa farcela da solo ,e nessuno così debole che non possa essere d'aiuto ".



Caro Pino




















Si dice che andarsene alla vigilia di Natale sia un privilegio .Francamente con tutta la pragmatica, schietta , reale visione delle cose che ci ha sempre reciprocamente contraddistinto mi riesce estremamente difficile in questo... momento definire la tua partenza come un privilegio .Ma se questo attributo è d'uso di ogni Credente allora lo faccio proprio. Una vita passata da fraterni amici senza mai una scalfitura senza mai una sola leggera diversa opinione ,una contestazione , una minima alzata di tono.La stima e l'affetto reciproco sono state il collante di questo rapporto che per me oltre gratificante è stato soprattutto "rilassante", sicuro ,affidabile .Quanti aneddoti , quanti discorsi ,quanti scambi di opinioni , quante considerazioni condivise .
Si dice pure che una vita non basta mai per conoscere qualcuno veramente, senza presunzione ritengo di poter affermare che a te una sola sia stata sufficiente per farti apprezzare come figlio,fratello, marito, padre e amico esemplare .Molte cose le abbiamo condivise senza parlarne ,spesso solo con atteggiamento ,sguardo ,silenzio ,senza tanto rumore o alzate di toni .Affezionatissimo e carissimo amico mio di sempre .


PIERO SE NE VA ,LASCIA UNA CALABRIA SEMPRE PIU' SOLA ...






 Il direttore di " L'ORA DELLA CALABRIA " quotidiano della nostra regione ,Piero Sansonetti ,lascia la direzione e se ne torna a Roma .Bravo giornalista ,puntuale ,lucido ,competente... e imparziale commentatore di politica e di costume .Onestissimo intellettualmente ,una persona con cui valeva la pena dibattere, confrontarsi e commentare .Egli in una nota motiva questa sua scelta per " insanabili contrasti con la proprietà editoriale" dei Citrigno ,rispetto alla bocciatura del suo piano editoriale e la scelta, da lui non condivisa, di una riduzione drastica del personale .Ovviamente la punta di un iceberg rispetto alla quale non abbiamo sufficienti elementi di giudizio .Una cosa intendiamo ribadire con forza :Piero Sansonetti è un grande professionista che per effetto della sua partenza lascia una Calabria ancora più "povera".



“ VI FACCIO VEDERE COME MUORE UN ITALIANO "



  Con queste parole che ormai resteranno nella storia, ha chiuso la sua vita terrena ,prima di essere assassinato da guerriglieri irakeni,il 14 aprile 2004, Fabrizio Quattrocchi ,36anni ,genovese,originario di Catania ,insignito della Medaglia d'oro al Valor Civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi .Voleva togliersi quella benda bianca e nera con cui i suoi carnefici l’avevano bendato prima di scavargli la fossa,voleva guardarli dritto negli occhi e sbattergli in faccia quello che aveva proferito con voce calma e decisa. Collaborava da due anni con l’agenzia di investigazioni ,bonifica,servizi di sicurezza e allarmi “ibsa”.Era in Irak dall’autunno.Saremo pure,noi italiani, un popolo di mandolinisti e pizzaioli,ma è innegabile che in momenti decisivi siamo capaci di dimostrare una forza e una determinazione che solo un popolo di grande tradizione storica e civile può esprimere.E’ la rivendicazione di un orgoglio, di una appartenenza nella quale c’è la forza, il coraggio,la coscienza,la dignità di un giovane che si sente italiano ,al di là del lavoro ad alto rischio che si era scelto e nel cui alto corrispettivo di guadagno era tutto incluso,anche l’eventualità della morte che ha fatto. Ma non della viltà. E alla viltà ha opposto la dignità della sua storia. Come muore un italiano! Già a scuola ,sin dalle elementari,avevamo ascoltato qualcosa del genere e la maestra ci spiegava che qualcuno aveva gettato in faccia al nemico la sua stampella...
 


C 'ERA UNA VOLTA LUNGRO ....STORIA DEL PALAZZO MUNICIPALE ...




 

 Il palazzo municipale di Lungro, Calabria  ,in piazza Felice Cavallotti in una foto del 1992.Era abitato all'inizio del secolo scorso dalla proprietaria donna Livia Samengo e dal marito Cesare .Quella donna dal portamento fiero e signorile era presa a modello dal popolo .Aveva una bontà d'animo grandissima era un'autentica benefattrice ,infatti alle ragazze meno abbienti, e non solo ,che si dovevano sposare faceva anche il corredo .La sua proprietà agricola era ubicata in contrada Carrocchia sotto l'attuale Ospedale civile .Dal suo matrimonio non nacquero figli quindi alla sua morte lasciò il palazzo alla nipote Letizia Cortese ,oltre al palazzo lasciò anche l'abito di velluto nero ,ricamato in oro,che aveva fatto cucire a devozione per la Madonna Addolorata del venerdì Santo .Ma nel 1919 Letizia Cortese si sposò ,andò a vivere a Napoli e lasciò l'abito della Madonna a Lungro ,precisamente alla sorella Vittoria Cortese ,che sposò Francesco Saverio Samengo ,perché lo custodisse .Il palazzo dove fino a pochi anni fa sorgeva il Comune fu venduto da Letizia Cortese prima che si trasferisse a Napoli,all'Amministrazione Comunale di Lungro all'epoca presieduta dall' Avv.Pietro Laurito.
Nel 1950 il palazzo venne distrutto da un pauroso e devastante incendio il cui focolaio partì da un seminterrato adibito a spaccio,fu un evento fra i più tristi della storia di Lungro ,coinvolse tutta la popolazione nell'opera di spegnimento che vide fra i protagonisti in prima linea l'allora parroco Giovanni Stamati che si tolse addirittura l'abito talare per arrampicarsi su una scala di legno .Ricostruito nel 1953 nel posto medesimo ,l'edificio non fu solo sede del Comune , massima istituzione locale , ma nel corso degli anni, prima della costruzione  degli edifici specifici , nei piani sottostanti si susseguirono la scuola elementare ,la scuola media ,l'istituto professionale .Ospitò anche a metà anni cinquanta il primo posto telefonico pubblico e l'ufficio Leva ,unici nella zona ,a questi si aggiunse successivamente anche l'ufficio di collocamento .In pratica generazioni di cittadini legano a questo edificio i loro ricordi e le tappe più importanti della loro vita .
Tanti anni di storia non devono essere cancellati .Il palazzo Municipale ha valenza storica, culturale ,affettiva ,patrimonio di tutta la comunità e della sua memoria .


16 MARZO ,UNA DATA DA NON DIMENTICARE ....




 Questa terribile immagine si riferisce alla strage di via Fani nel quartiere Trionfale a Roma il 16 marzo 1978 ,sono le 9,32 da pochi minuti sono stati assassinati i carabinieri Oreste Leonardi ,Domenico  Ricci e gli agenti di polizia ,Francesco Zizzi,Raffaele Iozzino e Giulio Rivera tutti facenti parte della scorta dell'onorevole  Aldo Moro presidente della Democrazia Cristiana ,rapito dalle Brigate Rosse.
 "L'attacco al cuore dello Stato" come venne definito dai farneticanti comunicati dei terroristi portò  la morte per Moro stesso, nel successivo 9 maggio assassinato anch'egli  dopo 53 giorni di "prigione del popolo" e ovviamente quella degli agenti di scorta gettando le relative famiglie nel dramma più profondo .Alla luce della storia mai atto terroristico fu più inutile e vuoto se mai il terrorismo possa essere considerato "utile".L'onorevole Moro venne rapito ,"processato" e assassinato perché ideatore e costruttore del Governo di Unità Nazionale ,sostenuto esternamente appunto dal Partito Comunista dell'Onorevole Enrico Berlinguer .La strage ebbe l'effetto di rinvigorire nel Paese il senso dell'unità e dell'appartenenza ,cosa di cui si aveva ,si ha e si avrà sempre bisogno. Il fenomeno delle BR venne, nel corso degli anni, mano a mano scemando ,tutti i componenti del "commando " del 16 marzo ,furono catturati , processati,condannati ,qualcuno non c'è più ,qualcun altro ha aperto il negozio al Tritone ..Questa è la vita che fa storia ; ora nell'immaginario collettivo quei "giovani rivoluzionari " sono ricordati ,oltre che come assassini, soprattutto come "compagni che hanno sbagliato".....



8 MARZO , IL SENSO DI UNA DATA SIMBOLO




 Le origini della festa dell'8 Marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia.
 Questo triste accadimento, ha dato il via negli anni immediatamente successivi ad una serie di celebrazioni che i primi tempi erano circoscritte agli Stati Uniti e avevano come unico scopo il ricordo della orribile fine fatta dalle operaie morte nel rogo della fabbrica.
 Successivamente, con il diffondersi e il moltiplicarsi delle iniziative, che vedevano come protagoniste le rivendicazioni femminili in merito al lavoro e alla condizione sociale, la data dell'8 marzo assunse un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto.

 Ai giorni nostri la festa della donna è molto attesa , le associazioni di donne organizzano manifestazioni e convegni sull'argomento, cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi che pesano ancora oggi sulla condizione della donna, ma è attesa anche dai fiorai che in quel giorno vendono una grande quantità di mazzettini di mimose, divenute il simbolo di questa giornata, a prezzi esorbitanti, e dai ristoratori che vedranno i loro locali affollati, magari non sanno cosa è accaduto l'8 marzo del 1908, ma sanno benissimo che il loro volume di affari trarrà innegabile vantaggio dai festeggiamenti della ricorrenza. Nel corso degli anni, quindi, sebbene non si manchi di festeggiare queste data, è andato in massima parte perduto il vero significato della festa della donna, perché la grande maggioranza delle donne approfitta di questa giornata per uscire da sola con le amiche per concedersi una serata diversa, magari all'insegna della "trasgressione", riproponendo per una volta i ruoli invertiti. Comunque ora e sempre viva le donne e auguri !




Grazie Padre Gabriel per quello che ha dato alla nostra comunità ,i percorsi di vita di ognuno di noi sono vari e articolati l'importante è che su di essi rimanga traccia indelebile e lei nel percorso lungrese ha lasciato il segno ,come son certo lo lascerà in maniera altrettanto forte ovunque il Signore le assegnerà di compiere la sua missione sacerdotale .Felicissimi e affezionatissimi auguri !




UNA DONNA CON LE "PALLE"...





Elisabetta Tripodi ,48 anni,calabrese di Rosarno ,avvocato ,Sindaco di centrosinistra di Rosarno, laureata a Pavia ,vincitrice del concorso di Segretario Comunale nella provincia di Varese poi si trasferisce in Calabria e con brillante carriera diviene Segretario Comunale Capo .Ella ha dichiarato di essere ritornata in Calabria perché ama la sua terra e vuole essere al servizio dei suoi concittadini.Rifiuta l'etichetta di Sindaco anti mafia e quasi a giudicare riduttiva e impropria questa definizione si ritiene donna delle Istituzioni che opera con trasparenza e imparziaità combattendo la illegalità in senso ampio. Ha avuto notorietà nazionale per aver gestito con razionalità e competenza il problema degli immigrati di Rosarno ma soprattutto per la fermezza con cui ha affrontato le minacce e le intimidazioni della ndrangheta locale non disdegnando di denunciare gli autori con conseguente messa sotto scorta .Competente e qualificata amministratrice ,profonda conoscitrice della sua terra e delle persone che vivono in questi luoghi ,sicura di se, ferma nei suoi convincimenti , ma al tempo stesso ,oltre che una bella donna è fine ,dolce tollerante nei rapporti sia istituzionali che personali .Elisabetta è uno dei modelli più limpidi di cui la nostra società ha bisogno ,vuole e deve ispirarsi . Detto fra noi ,è una donna a cui ognuno ,ritengo ,darebbe senza alcun problema o incertezza le chiavi di casa....



CARA IRENE ...LO HAI DETTO A NOI ...












 Riflessioni di Irene Raimondo


Il Papa non lo sa cosa succede veramente agli invalidi e agli handicappati, costretti ogni giorno a battagliare per ottenere i loro diritti calpestati dalla burocrazia , dalla legge che si presta a mille interpretazioni, dalla mancanza di umanità e sensibilità di chi ha il coltello dalla parte del manico. Se il papa fosse veramente al corrente di tutto , non smetterebbe di parlarne. Sto leggendo per passatempo " L'inverno del mondo" di Ken Follet, in qualche pagina è spiegato come venivano sistemati per le feste i disabili...stiamo studiando i Greci...ricordate che fine facevano a Sparta i bambini malati ? Oggi c'è tanta sensibilità...bla bla bla bla..bla , e allora perchè io sto soffrendo le pene dell'inferno dal mese di luglio per ottenere quello che mi spetta in quanto poliomielitica ? Non esco più e non sono grave, mi sottopongo ad uno stress (ma è anche una gioia ) esasperato per svolgere il mio lavoro e non sono grave, non posso più salire un gradino senza un appoggio e senza distruggere le braccia e non sono grave, non posso pulire la mia casa e non sono grave, non posso portami in casa la spesa fatta con tanta fatica alla Despar (non ci sono gradini e mi attacco al carrello ) è non sono grave. E poco tempo fa ho perso una cara amica che non è riuscita a sopportare più l'egoismo, la mancanza di solidarietà , la solitudine e la sofferenza di una vita senza un po' di comprensione, di un sorriso schietto e sincero, io piango dalla disperazione per lei e non siamo gravi. Come glielo dico al papa ?
 





COME OGGI LA CADUTA DEL MURO ...








 Il 9 novembre 1989, cadeva il Muro di Berlino: una data entrata nella storia per aver segnato l'inizio del disfacimento di quell'ordine stabilitosi nel dopoguerra ma che aveva già cominciato a vacillare all...’inizio di quell'ultimo decennio.
Nel 1945 la Conferenza di Yalta aveva decretato la divisione della Germania e quella di Berlino in quattro settori amministrati dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale: USA, Regno Unito, Francia ad ovest e URSS ad est. I settori occidentali vennero uniti il 23 maggio 1949 dando vita alla Repubblica Federale di Germania (Bundesrepublik Deutschland o BRD); in quello orientale il 7 ottobre 1949 fu proclamata la Repubblica Democratica Tedesca (Deutsche Demokratische Republik o DDR).
Da allora divenne uso comune parlare di Germania dell'Ovest e Germania dell'Est, così come di Berlino Ovest e Berlino Est. Inizialmente i cittadini di Berlino erano liberi di circolare tra tutti i settori ma con la Guerra Fredda intervennero delle limitazioni finché nel 1952 venne chiuso il confine tra le due Germanie. Questa misura non fece che attrarre, però, sempre più cittadini della Germania dell'Est verso Berlino Ovest e così, per fermare la fuga dalla dittatura, il regime comunista della Germania Est ordinò l'inizio della costruzione di un muro attorno ai tre settori occidentali nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 a Berlino Est. Così facendo il muro avrebbe diviso in due la città e circondato completamente i settori occidentali rendendoli un’isola a sé rinchiusa entro i territori orientali.
Verso gli inizi degli Anni Ottanta, però, la crisi del blocco orientale cominciò a farsi sentire: nel 1980 nacque in Polonia il sindacato indipendente «Solidarnosc», cui alla fine del 1985 seguì la proclamazione della legge marziale. Solo un anno e mezzo dopo, nel marzo 1985, Michail Gorbaciov arrivò al potere nell’Unione Sovietica. Nel gennaio 1987 il nuovo Segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica espresse questa opinione veramente rivoluzionaria: «Abbiamo bisogno della democrazia come dell’aria per respirare». Questo messaggio spronò gli attivisti per i diritti civili in Polonia e in Ungheria, nella Cecoslovacchia e nella DDR.
Nell’autunno 1989 la pressione esercitata dalle proteste nella Germania orientale divenne tanto forte che il regime comunista si sarebbe potuto salvare solo mediante un intervento militare dell’Unione Sovietica. Gorbaciov, però, non era disposto ad attuarlo.
Il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa a Berlino al Ministro della Propaganda della DDR, Günter Schabowski, fu recapitata la notizia che i cittadini di Berlino Est erano stati autorizzati ad attraversare il confine se muniti di appropriato permesso ma non gli furono date indicazioni su come comunicare la notizia. Trattandosi di un provvedimento preso poche ore prima della conferenza, sarebbe dovuto entrare in vigore solo nei giorni successivi per dar modo alle guardie di confine di essere informate e preparate. Invece durante quella stessa conferenza stampa il corrispondente dell'agenzia Ansa da Berlino Est, Riccardo Ehrman, chiese da quando le nuove misure sarebbero entrate in vigore e Schabowski, cercando inutilmente di trovare un'indicazione in merito tra la documentazione fornitagli ma non avendo un'idea precisa, affermò che la DDR aveva aperto i confini con effetto immediato.
Poco dopo migliaia di cittadini della DDR si riversano sulle stazioni di confine e iniziò la rivoluzione pacifica che fece capitolare la direzione politica dell'intero Paese: il 9 novembre 1989 cadde il Muro di Berlino, 155 km di una barriera di cemento che fu simbolo della divisione non solo di una città, occupata ad est dai sovietici e nella parte occidentale dagli alleati ma di due mondi che si erano sviluppati in direzioni completamente opposte.





AUGURI CATHERINE !



 Catherine Deneuve in questi giorni ha compiuto i suoi "primi" 70 anni: guardandola non ci sarebbe nemmeno bisogno di aggiungere altro. Noi sinceramente ci metteremmo la firma a essere come lei a questa distinta età. La Signora Deneuve è ancora bellissima, charmant, elegante nel portamento. E se buon sangue non mente, si conserverà così ancora a lungo, visto che sua madre, 102 anni, è ancora un’arzilla e raffinata vecchietta.

 Adesso, è pur vero che Madre Natura con una delle più grandi icone del cinema francese prima, mondiale poi, è stata più che generosa: l’attrice ha un viso perfetto. Zigomi alti, labbra regolari, naso dritto, occhi da gatta. Che a disegnarla non si sarebbe potuto fare certamente di meglio. Fisico poi da vera bambola: lei che negli anni ’60 lo esaltava con le minigonne dell’epoca e i minidress. Icona anche dello stile, non c’è che dire: ma non solo nei Sixties. Ancora oggi la Deneuve appare sempre con outfit impeccabili: è chic al punto giusto, non esagera mai e sa calibrare abiti e accessori.

 Da lei c’è tutto da imparare. Non per niente è stata la musa dello stilista Yves Saint-Laurent e ha dato il suo volto alla Marianna, il busto simbolo della Republique. L’attrice di “Bella di giorno”, i film che l’ha lanciata nel firmamento delle star nel 1967, continua tutt’oggi la sua carriera professionale, senza sosta. Sta trionfando nelle sale francesi con ‘Elle s’en va’, ha finito le riprese di ‘French Riviera, e sarà di nuovo sul set del nuovo lavoro di Benoit Jacquot, ‘Trois coeurs’.

Instancancabile, bella come non mai, ancora regina di stile. Le dive di oggi dovrebbero tutte imparare da lei. Eredi? Qualcuno ha fatto il nome di Gwyneth Paltrow o di Nicole Kidman. Molti adesso puntano alle giovani francesi Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos, portagoniste de “La vita di Adele”. Staremo a vedere, ma ci sembra che di strada per arrivare alla perfezione della Deneuve ce ne abbiano da fare tutte…..



LA  “STRAGE CERCATA”  DI VIA RASELLA

di Massimo Caprara

dal 1944 per 20 anni segretario personale di Palmiro Togliatti

Fonte : Storia Libera


Fu uno degli episodi  più “celebrati” della resistenza partigiana. Un “atto di guerra” che nasconde un oscuro “regolamento di conti” fra comunisti. Il ruolo di Giorgio Amendola.



Alle ore 15 e 52 del 23 marzo 1944 passarono cantando puntualmente come ogni giorno “Hupf meine Model, Salta ragazza mia” i riservisti altoatesini del Battaglione Bozen, aggregato al Polizei Regiment della Wehrmacht. Trentatre di essi vennero fatti letteralmente a pezzi da un’esplosione dinamitarda. Fra i morti, una salma a lungo nascosta, quella di un bambino di 13 anni, tagliato in due dalla deflagrazione. Inoltre, due altre persone furono estratte dal cumulo delle vittime, alle quali dopo molto tempo vennero dati un nome e una qualifica: si tratta di Antonio Chiaretti e Enrico Pascucci, entrambi appartenenti al gruppo clandestino politico militare anticomunista denominato Bandiera Rossa. Si accertò che erano state vittime di un tranello, attirate sul posto e a quell’ora da altri militanti antifascisti. L’orrendo massacro avvenne in via Rasella, che sbuca nella centralissima Piazza del Tritone. La reazione efferata, purtroppo prevedibile in una capitale dichiarata “città aperta”, inchioda barbaramente “l’atto di guerra” di via Rasella, come tale definito nell’anno 2001 dalla Suprema Corte di Cassazione della Repubblica, nell’oscuro ipogeo delle Fosse Ardeatine. Vi vennero fucilati 335 cittadini italiani da parte dei reparti agli ordini del colonnello nazionalsocialista Kappler, il 24 marzo.

Scorrere i loro nomi è utile: circa 30 appartengono al Centro militare clandestino di tendenze monarchiche guidato dal colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo del Comando supremo italiano; 52 appartengono al Partito d’Azione e alle formazioni di Giustizia e Libertà; 75 sono artigiani, commercianti e intellettuali di religione ebraica; 68 militavano in Bandiera Rossa. Nessuno apparteneva al Partito comunista italiano, che pure contava a Roma di un forte apparato militare e di consistenti complicità coperte. Molti militanti e confidenti erano stati già arrestati, indiziati e, alcuni, tristemente perseguitati. Nessun comunista si trovò in carcere a Regina Coeli o nel luogo di detenzione esattamente in quei giorni della strage e della rappresaglia. Vi si trovarono invece tutte persone che il Pci considerava nemici esecrandi, da mettere fuori combattimento: comunque. Soprattutto sono considerati nemici giurati gli appartenenti a Bandiera Rossa. Essi sono valutati, senza mezzi termini, puramente “trotzkisti”: i peggiori avversari di Stalin. Leone Trotzkji, ebreo, fondatore dell’Esercito rosso, era stato, infatti, prima condannato, poi esiliato, braccato in tutto il mondo dalla polizia sovietica, per essere assassinato a Città del Messico da un esecutore di origine italo-spagnola, nel 1940, dopo una spietata caccia durata vent’anni. Dopo la guerra civile spagnola del 1936-38, nella Roma di quegli anni feroci, continuava il massacro. L’apparato comunista organizzò e seppe cogliere l’occasione di via Rasella e le sue conseguenze.

L’attentato venne escogitato, pensato e previsto dai membri comunisti della rete romana: Giorgio Amendola, che ne è il più alto in grado, Mauro Scoccimarro, Antonio Cicalini, di sicura scuola moscovita, oltre a minori ma preziosi collaboratori, infiltrati, delatori, confidenti nelle organizzazioni fasciste, nelle istituzioni carcerarie, nei presidi sanitari e polizieschi del fascismo. Amendola propose il luogo, l’ora e le modalità dello scoppio di via Rasella. Gli altri uomini d’azione, responsabili di settore e soprattutto dei Gap, il sistema terroristico facente capo al Pci, cioè i Gruppi d’Azione Patriottica, perfezionarono e operarono il resto. Nel suo volume «Lettere a Milano», al quale andò come onorificenza il premio Viareggio per la saggistica del 1974, Amendola rivelò che era stata sua l’iniziativa della designazione del luogo e del reparto tedesco da attaccare. Egli ne parla espressamente nelle pagine 290 e 291. Una volta messo in pratica l’attentato in via Rasella, si tratta di compilare, mercanteggiare, correggere e definire le liste dei fucilandi per il comando della Wermacht che le aveva sollecitamente chieste. Furono allora mobilitati tutti gli addetti ai rapporti di intelligence mantenuti dalla Federazione del Pci con la Direzione di Regina Coeli, la Questura di Roma, la divisione della polizia politica del Ministero italiano degli Interni, l’Opera Volontaria di Repressione Antifascista (OVRA), tutto il sistema spionistico esistente a Roma. Il teste principale di questo turpe mercato venne opportunamente liquidato a tempo debito. Donato Carretta, direttore di regina Coeli, venne linciato tra l’aula del Palazzaccio, le scale di Ponte Umberto e le onde del Tevere alle 9 di mattina del 18 settembre 1944. Gli altri collaboratori furono l’ex comunista Guglielmo Blasi, divenuto informatore della polizia militare tedesca, il tipografo autodidatta Giulio Rivabene, di cui Amendola puntualmente scrive nel suo libro nello spazio dedicato ai militari corrotti. Nel numero 7 del gennaio 1944 de «l’Unità», la direttiva era stata tempestivamente data: “Si invitano i compagni a smascherare e colpire gli agenti trotzkisti, ossia di Bandiera Rossa, nel Partito, nel Sindacato, nelle formazioni armate, ovunque essi si annidano”. Nel giornale clandestino milanese del dicembre 1943, «La nostra lotta», Pietro Secchia aveva dato il via al circuito malsano di informatori, gestori, operatori dell’infame reperimento dei fucilandi della “strage cercata” di via Rasella.

“L’attentato che provocò quella carneficina fu voluto per un solo scopo. A Roma ormai le formazioni della Resistenza che non riconoscevano il Cln avevano la maggioranza. Ed erano a buon punto le trattative avviate dalla federazione Repubblicana Sociale con Kappler perché i tedeschi lasciassero Roma senza spargimenti di sangue. Ma nel voler far fallire questo accordo c’era un interesse del Pci, per fini di politica interna” (Roberto Guzzo, fondatore dei gruppi Bandiera Rossa, cit. in Pierangelo Maurizio, «Via Rasella, cinquant’anni di menzogne», Maurizio Edizioni, Roma 1996, pag. 69).


E' FINITA L'ERA MORATTI ..MAI L'INTER FU PIU' INTERNAZIONALE ...

Lascio a gente perbene ha dichiarato Massimo Moratti ai giornalisti .Questa è in effetti la sensazione che da il pacioso faccione dell'indonesiano Erick Thohir ,43 anni,nuovo proprietario dell'Inter.

E’ figlio di Teddy Thohir, che è al comando di Astra International, una holding a capo di una miriade di aziende nei più svariati settori. Solo nel 2012 Astra International ha fatturato circa 15,6 miliardi di dollari e ha dato lavoro a oltre 120mila persone (uno dei motivi per cui la famiglia Thohir è molto amata in patria). Erick, che ha due fratelli maggiori, Rika e Garibaldi, ha studiato negli Stati Uniti per 5 anni, conseguendo la laurea in economia ed un master alla National University di Los Angeles.
Negli USA nasce la sua passione per il basket: attualmente è uno dei proprietari dei Philadelphia 76ers, squadra della Nba, ed è presidente della Federbasket indonesiana e della federazione pallacanestro del Sud-Est asiatico, nonché di un paio di club del suo paese. Ha iniziato a costruire la sua fortuna, stimata in circa 25 miliardi di dollari, nel 1993 creando il Mahaka Group, attivo nell’editoria e nelle telecomunicazioni. Ad oggi il Mahaka Group possiede svariate emittenti radiofoniche, televisioni e giornali e nel 2011 è diventato proprietario del quotidiano indonesiano Republika (il più importante del paese) e della televisione JakTV. Sposato con Elizabeth Tjandra,
Erick Thohir è padre di quattro figli, si dichiara islamico moderato e ha maturato negli anni una grande passione per il calcio, anche dal punto di vista del marketing. E' il proprietario di maggioranza della squadra di calcio dei D.C. United, la squadra più titolata della MLS, e ora vuole rendere l'Inter quella più titolata della Serie A.
 


LA STORIA NON SI SCRIVE CON UNA MANO SOLA …





Alle ore 15 del 23 marzo 1944, in via Rasella a Roma, scoppia una bomba che investe una compagnia del 1° battaglione di fanteria tedesca che procede a piedi .
Dei 156 uomini, 32 rimangono ucci...si ,tra i quali due passanti uno era bambino,e 110 feriti.L’attentato fu opera dei partigiani del GAP .Venne ,come reazione, applicata dai tedeschi la rappresaglia ,culminata con l’eccidio delle fosse Ardeatine .Senza che gli autori dell’attentato venissero fuori per dichiarare la propria responsabilità e così salvare la vita alle 335 innocenti vittime .La rappresaglia è una azione punitiva che ripugna alla coscienza, anche se prevista dalla Convenzione di Ginevra e dell'Aja e ammessa dal Tribunale di Norimberga, in quanto colpisce innocenti. La misura della rappresaglia era prevista dai codici di guerra inglesi, americani, e francesi nel rapporto di uno a dieci. Nel codice di guerra dell'Unione Sovietica ( da cui il PCI, e successive trasformazioni, ha tratto nutrimento ideologico e finanziario) il rapporto della rappresaglia non era di 1 a 10, ma di 1 a 50 : cioè si dovevano uccidere 50 civili per un soldato dell’armata rossa ….A quando un altro processo per questi altrettanto orrendi crimini ?






FUORI I MERCANTI DAL TEMPIO.. QUANDO L’IMMIGRAZIONE PILOTATA DIVENTA UN BUSINESS….

 Il Pd e Sel  contano sui futuri voti degli immigrati mentre il consorzio Sisifo gestisce i centri di accoglienza in cui vengono inviati i migranti che arrivano in Italia. Il consorzio Sisifo gestisce 25 cooperative, tutte rosse che hanno dato vita a “LampedusaAccoglienza”, una società a responsabilità limitata che opera nel campo dell’accoglienza degli immigrati. Queste cooperative tutte insieme gestiscono i vari centri di soccorso e di prima accoglienza in cui vengono stipati tutti i migranti che giungono in Italia. Un giro che frutta parecchi quattrini considerato il numero degli sbarchi che è in continuo aumento. Un sacco di soldi che finiscono nelle casse delle cooperative rosse che hanno fiutato subito l’affare . Altro che ragioni umanitarie,quelle vere si configurano qui da noi giorno dopo giorno e vengono sistematicamente ignorate … Ovviamente i soldi verranno presi dalle casse ,già deficitare, dello Stato i cui gestori scaricheranno gli oneri sui cittadini contribuenti con tagli e altre tasse ancora.






LA VICENDA DEI MIGRANTI TRA IPOCRISIA E STRUMENTALIZZAZIONE ... QUELLE FIRME RADICAL CHIC CONTRO LA SICUREZZA DELLA GENTE COMUNE ... Nessun essere umano sano di mente farebbe entrare uno sconosciuto in casa sua ,nemmeno se vestito in giacca e cravatta o addobbato come un angioletto michelangiolesco.Da questo dato antropologico irrinunciabile dobbiamo partire per confutare decisamente la buona fede di quei signori che hanno firmato per dire no alla legge Bossi -Fini ,sono nomi, sono firme di personaggi noti ma che non vediamo mai per strada , su un mezzo pubblico , al mercato ,a prendere i figli a scuola ,a fare la fila negli uffici o alla caritas, sebbene si permettano di mettere bocca sulla sicurezza di uno spazio comune che loro non usano ,vivendo nel lusso ,spostandosi con oscurati mezzi privati e girando spesso scortati ,alcuni vivono addirittura all'estero ......E' opinione che questo grande flusso migratorio epocale di massa sia stato ideato dagli stessi che gestiscono la globalizzazione finalizzata allo sfruttamento degli uomini e al condizionamento dei mercati ......Grillo forse condivide questa opinione e ci fa inevitabilmente chiedere cosa sarebbe il M5s senza di lui ..una sorta di Democrazia Proletaria con lo stesso destino politico ?






I 100 ANNI DI ZIO PIERINO Felicissimi ,devotissimi e affezionatissimi auguri al nostro carissimo zio Pierino che oggi ,5 ottobre 2013, ha compiuto un secolo di vita .Ringraziamo il Signore per avercelo dato e avercelo preservato concedendoci l’inestimabile privilegio di averlo fra noi oggi e per tanto tempo ancora .Ringraziamo ovviamente zio Pierino che nel suo percorso di vita è stato ,giorno dopo giorno,esempio e stimolo per la famiglia e tutta la comunità.Noi familiari siamo fieri ma soprattutto tutta Acquaformosa deve essere orgogliosa di questo suo figlio fra i migliori in assoluto,che con i suoi grandi valori umani ha saputo e voluto tenerne sempre alto il prestigio sia in paese che fuori .Figlio,marito,padre,nonno esemplare ,zio Pierino,ha nel corso degli anni dimostrato come si può affrontare la vita in tutte le sue articolazioni e alterne vicende sempre con dignità e razionale approccio.Commerciante ,artigiano, ma soprattutto emigrante di quelli veri con gli attributi e la dignità giusta.Gli anni in Germania ,con il resto della famiglia lasciato in paese ,sono stati duri ma ne hanno esaltato le sua qualità umane e la sua serietà professionale .Rientrato in Italia egli non si è fermato in Acquaformosa ma ha preso prima la strada verso Torino e poi verso Guardia Piemontese fermandosi rispettivamente per diversi anni .Devotissimo alla famiglia ,affezionato con i parenti ,aperto e cordiale con il prossimo ha sempre saputo leggere con lucida obiettività le vicende della vita .Tollerante ed equilibrato nei comportamenti e nei giudizi ha gestito con sagacia le risorse derivanti dal suo lavoro e dai suoi sacrifici in strettissima sinergia e collaborazione con l’indimenticabile zia Esterina compagna di vita e moglie degna e altrettanto virtuosa .Mai uomo fuori dl tempo ma sempre in sintonia con i tempi .Lucido e presente sia su ogni vicenda di cui ha custodito la memoria sia in quelle contingenti .”A diciotto anni, da falegname, ho iniziato a costruire il mio primo gradino e poi giorno dopo giorno nel corso della mia vita ho terminato la scala “ ha dichiarato in un breve saluto ai convenuti nella su casa per gli auguri .Parole di grande significato morale e di appagata soddisfazione. Auguri zio Pierino e grazie per l’affetto e l’esempio che ci hai dato e continui a darci ,ogni giorno sperando, con l’aiuto del Signore,per tanto tempo ancora .Quanti aneddoti,,quante vicende,quante immagini e ricordi mi legano alla tua persona e simpatica figura ,caro zio, ma questo spazio non potrebbe contenerli tutti .L’importante è che i cari ricordi restino nelle nostre menti e nei nostri cuori per sempre .


I NOSTRI PUNTI DI RIFERIMENTO ...DON PINO E IL SUO SORRISO CHE UNISCE !









"Parliamone ,spieghiamoci,vorrei conoscervi e sapere i motivi che vi spingono a ostacolare chi tenta di aiutare e di educare i vostri bambini alla legalità ,al rispetto reciproco e ai valori della cultura e dello studio." 
Così si rivolgeva Don Pino Puglisi ai mafiosi .
 Don Giuseppe Puglisi nasceva il 15 settemmbre 1937 a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo, da una famiglia modesta, il padre calzolaio e la madre sarta .Il 2 luglio 1960 veniva ordinato sacerdote .Il 15 settembre 1993 ,il giorno del suo 56°compleanno veniva ucciso dalla mafia a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale.Oggi 25 maggio 2013 ,sul prato del Foro italico di Palermo a cospetto di 100 mila fedeli ,viene proclamato Beato.


IL BISOGNO DI CAPIRE ….




 In riferimento all’ormai celebre tema di Rosanna ,all’epoca , la Direttrice Didattica delle scuole elementari di Lungro, dott/ssa Carmen Iannuzzi ,eccellente, preparata,sensibile ed attenta docente e Dirigente sempre presente in tutte le vicende ed in ogni circostanza ,dimostrando ,se pur ve ne fosse bisogno,grandi doti professionali ed umane ,scrisse a Rosanna la seguente lettera:
“Cara Rosanna ,
Ho appena ricevuto in omaggio una copia de “Il brogliaccio “ e con attenzione ed interesse ho letto tutto :poesie, testi ,cronaca e….il tuo tema.Molto,molto bello il tuo tema ,per i sentimenti che nutri,la schiettezza del linguaggio che usi ,la capacità di analizzare fatti e persone che dimostri ,le speranze e addirittura la saggezza che vi traspare. Fra tutti quelli che hanno partecipato alla redazione del periodico ,ho scelto te,quale destinataria di questi miei pensieri,perché ciò che hai scritto a proposito della scuola elementare “ha lasciato il segno”. Vorrei sapere perché ti sentivi “come un nocciolo soffocato dalla polpa o meglio come una mosca nell’acqua”.La mia non è curiosità ,è piuttosto il bisogno di capire che nasce in chi,convinto che si possa sempre migliorare ,durante l’intero arco della vita,si sforza di far sempre meglio il proprio lavoro ;il mio lavoro ,benché non sempre sia evidente,consiste essenzialmente nel fare in modo che la scuola sia per tutti e per ciascuno un luogo dove si apprendono i “saperi”,si sviluppano i talenti e le competenze,in un contesto di relazioni umane positive e gratificanti .Se per te, la scuola elementare è stata altro ,me ne dispiaccio sinceramente  e ti chiedo di aiutarmi a capire che cosa non ha funzionato.
Lungro ,13 maggio 1998        Con affetto Carmen Iannuzzi

La lettera della dott/ssa Carmen Iannuzzi non ha bisogno di alcun commento .”Parla da sola “ come usa dire.Ma ,coinvolti come siamo e presi fino al midollo da una inguaribile dose di deontologia giornalistica ,non possiamo fare a meno di far notare come parla ed agisce una vera  “Leader” ,nel senso più ampio del termine; l’encomio, l’interesse, il bisogno di capire che la Direttrice mette in campo nel rapportarsi con l’alunna  sono tanti preziosi tasselli che hanno creato il mirabile quadro culturale e umano che rappresenta l’intera vicenda.



IL RACCONTO  DI  ROSANNA ….









Scuola media statale di Lungro in Calabria ,anno scolastico  97/98,viene assegnato un tema di  Italiano per la classe seconda:

“Prova a scrivere il racconto della tua vita ,in una parola  la tua autobiografia,evidenziando gli episodi salienti e le esperienze  più importanti dalla tua nascita ad oggi “

Leggete cosa ha  scritto Rosanna Irianni ,alunna della seconda classe …

“Lungro ,9 giugno 1985,erano le quattro del mattino.Mia madre si preparava per il parto.Era un po’ nervosa, lo sentivo dentro la   pancia .Il tempo passava velocemente ed ecco il grande momemto: sono nata ! Non piangevo io ,ero una bambina seria e non mi lasciavo trascinare da urla e pianti ; ero ferma ,muovevo manine e piedini ignudi solo se necessario .Il parto andò nel migliore dei modi .Tra fiori di qua ,risate di là e applausi familiari ,sbocciava la mia testina .
Tutti facevano i complimenti alla mamma e a me chi li faceva ? Nessuno .Erano tutti per la mamma .Mi ero offesa e molto…Arrivò il momento del Battesimo,che felicità!Ore 10 .Quando venni battezzata grida e pianti erano all’ordine del giorno ,in quella “fonte  battesimale “ temevo di cadere oppure di essere abbandonata lì,sola .
Comunque fecero,in mio onore, una grande festa e ne fui contenta .Il pomeriggio venne anche la Cresima .Aiuto! Ore 16.Quando fui cresimata gridai a più non posso ,quell’olio in testa mi dava fastidio ,era appiccicoso ..questa volta la festa non la fecero ,era già compresa in quella del battesimo.A un anno mangiavo creme di riso e pastine,giocavo con peluches , nel box mi aggrappavo alla rete per giocare ,a due anni la stessa cosa e giocavo con le bamboline .A 3 anni incominciai a camminare .Andavo su e giu per scale e portoni ,mangiavo di tutto ma in piccole dosi .Ero contenta, ma  nello stesso tempo gelosa e arrabbiata  .Sfortunatamente a marzo, esattamente il giorno 14 del 1989 nacque mio fratello .Mia madre badava più a lui che a me ,mi offendevo e me ne andavo .E’ stato il mio primo incontro con gli amici :la scuola materna .Lì giocavo pranzavo e conoscevo gli amici la maggior parte dei quali frequenta oggi la scuola media .Trascorsi  due anni alla scuola  materna e poi andai alla scuola  elementare .Terrore in quel momento ! Insegnanti nuovi e disorientamento.Iniziai a leggere e a scrivere a suon di schiaffi ,ma quelli che ..”lasciano i segno”. In seconda e in terza elementare cominciai a scrivere testi con risultati da dieci e lode .In quarta elementare conobbi il mio secondo insegnante di religione ; era uno tosto, ben piazzato,con un naso a gobba , capelli e occhi chiari .I mesi passavano velocemente ,un giorno tirava  l’altro come le ciliegie ,e io mi sentivo come un nocciolo soffocato dalla polpa o meglio come una mosca nell’acqua .
Mia madre preparava gli abiti della comunione e le lunghe candele somiglianti ad alti bastoni di verga ,le calze e le scarpe bianche con merletti come quelle che usavano un tempo le donne per filare .O Dio ! Sembraavo una bomboniera !Goffa con i capelli corti e la coroncina .Dio ! Solo a pensarci mi viene il voltastomaco .Arriva il 5 maggio .Sveglia ore 5.Per vestirmi e aggiustarmi trascorse così tanto tempo che finii alle 8.Salii in paese accompagnata dai miei genitori e le scarpe che avevo erano così lisce alla suola che il pericolo di scivolare era elevato .E nel palazzo delle suore di terreno liscio e pietrificato ce n’era a bizzeffe ! Per scendere fu un’ impresa e anche per salire  non fu facile .Con tutti quei fotografi con flash e filmini mi sentivo una diva .Invece in quinta elementare ho fatto gli esami .Il giorno del compito di italiano scritto ,provai una paura inaudita ;tremore di gambe ,battute di denti,occhi spalancati sul foglio,una tragedia! Il giorno seguente feci quello di matematica ,non ebbi affatto paura ,perché si trattava di un problema .Durante lo stesso giorno feci gli orali di italiano ,matematica , storia e geografia .Finalmente quando  tornai a casa tirai un sospiro di sollievo :gli esami erano finiti , ma con loro cinque anni di amicizie di conoscenze e di divertimenti ed ora mi avviavo ad una nuova vita :gli amici cambiati,gli insegnanti e le  materie diverse ,metodo di studio cambiato.
Nonostante tutto il primo approccio con gli insegnanti e la scuola media è stato positivo,anzi positivissimo.La mia vita è cambiata ,tutto è cambiato in me: abitudini  ore di lavoro,di studio,la caratteristiche fisiche e psichiche .Ecco l’adolescenza per me , mi sento più matura  ,più coscienziosa di me stessa ,più  studiosa.Il mio modo di ragionare è diverso dagli anni scorsi .Questa è l’adolescenza e non ci possiamo fare niente .La vita è una ruota che gira e questa ruota non potrà mai indietreggiare nel tempo .Bisognerà accontentarsi di tutto .Allo stesso modo,il ciclo della nostra vita non potrà mai essere cambiato e di conseguenza la ruota della nostra vita ,girerà per tanto e tanto tempo ,senza fermarsi se non quando noi non esisteremo più.”




“ IL POTERE LOGORA CHI NON CE L'HA ."





E' racchiusa in questo suo celebre motto la vita politica di Giulio Andreotti .Senatore a vita ,uno dei massimi esponenti nella storia della Democrazia Cristiana ,statista , 7 volte Presidente del Consiglio, 8 volte Ministro della Difesa ,5 volte Ministro degli Esteri, 3 volte Ministro delle Partecipazioni statali, 2 volte Ministro delle Finanze ,1 volta rispettivamente ministro del Bilancio e industria,Tesoro,Interno, Beni culturali,Politiche comunitarie . Come tutti i grandi uomini politici di trincea è stato bersaglio di critiche e violenti attacchi di tutti i generi da parte degli avversari .Veniva chiamato dai suoi con l'appellativo di Divo Giulio per via del suo carisma ,il carattere arguto ma deciso al tempo stesso e la capacità di rimanere in politica sempre a galla ,la grande abilità di mediatore internazionale collocando sempre l'Italia  al centro USA ,Europa ,Medio Oriente .

 Celebri le sue frasi che fanno parte ormai del costume e della storia italiana .
 " Non basta avere ragione ,bisogna avere anche qualcuno che te la dia "
 " Amo talmente la Germania che ne preferivo due "
 "I verdi sono come i cocomeri, verdi fuori e rossi dentro"
"La cattiveria dei buoni è pericolosissima"
 "Il Divino Falcao deve restare alla Roma "
 "A parlar male degli altri spesso si indovina"
 "Non bisoga mai lasciar tracce"
 "I miei amici che facevano sport sono morti da tempo"
 "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia "
 "A parte le guerre puniche mi viene addebitato di tutto "
"Se,speriamo di no,dovessi andare all'inferno troverei lì tantissima gente per formare un Governo "

 Solo la storia ,ma quella scritta con più mani ,potrà dire con certezza cosa quest'uomo ha dato all'Italia .




AUGURI TIGRE !
 Oggi Mina compie i suoi primi 73 anni…





La storia vera di una grande interprete italiana, la più grande di tutte: la “tigre di Cremona” comincia a ruggire alla fine degli anni Cinquanta, e da allora la sua voce accompagnerà tutte le diverse fasi attraversate dalla musica, dallo spettacolo e dalla società italiana in cinquant'anni di storia.
 Ogni tradizione musicale, grande o piccola che sia, ha le sue dive, le sue principesse, le sue primedonne e le sue regine: nel caso della grande canzone americana queste ultime sono parecchie, da Ella Fitzgerald a Barbra Streisand; ma gli americani, si sa, amano strafare. In Italia, invece, la regina della canzone leggera ha un nome, uno soltanto, e questo nome è Mina (senza offesa, beninteso, per nessuno: è questa la realtà). La storia della più fenomenale interprete di canzoni su cui il nostro Paese abbia potuto contare in assoluto, parte ormai da molto lontano: Mina Anna Mazzini nasce a Busto Arsizio nel marzo del 1940 ma presto, quando la futura cantante ha solo tre anni, la sua famiglia si trasferisce a Cremona per questioni di lavoro. È nella città padana, dunque, che Mina vive la sua infanzia, poi la sua adolescenza e infine una prima giovinezza caratterizzata soprattutto da un’autentica passione per la musica, e in particolare per la musica “nuova”. Sono gli anni del rock’n’roll americano e della sua prima diffusione – un po’ clandestina – nel nostro Paese, dove il contatto con i nuovi eroi della musica giovane è affidato quasi unicamente al reperimento e all’ascolto di qualche disco che filtra fin dentro le Alpi dall’altra parte dell’Oceano. In breve: Mina comincia a cantare. E la sua voce è subito una sorpresa: gli amici, ammirati, la incitano a lanciarsi, a darsi da fare, mentre i genitori vorrebbero che la passione per la musica restasse un semplice passatempo.
 Il suo esordio avviene, così, un po’ per caso e un po’ per necessità, nel corso dell’estate del 1958: la diciottenne Mina è in vacanza a Forte dei Marmi e una sera, assieme agli amici, si reca alla Bussola per ascoltare uno dei cantanti più in vista in quel momento, quel Don Marino Barreto Jr. dalla voce calda e raffinata che, giusto un anno dopo, arriverà ai vertici delle classifiche dei dischi più venduti in Italia portando al successo la celebre Arrivederci firmata da Umberto Bindi. Alla fine dell’esibizione del cantante di origine cubana Mina sale sul palco, spinta dagli amici, e canta una canzone suscitando viva ammirazione nei presenti. È quello il punto di partenza, il vero e proprio “via libera” a una carriera che comincia di lì a poco: Mina forma il suo primo complesso e inizia a far serate in giro per la sua regione. La voce netta, squillante e intonata della giovane interprete non sfugge alle attenzioni di un discografico, che le propone subito l’incisione di un paio di singoli: il primo – che contiene due canzoni in italiano – reca il nome di Mina, mentre per il secondo – cantato in inglese – viene scelto il celebre pseudonimo della prima ora, Baby Gate. Il vero e proprio “fenomeno Mina” sta per esplodere: l’occasione è un’interpretazione brillante e curiosamente sincopata di Nessuno (il brano che Betty Curtis e Wilma De Angelis presentano al Festival di Sanremo nel ’59), che la bella sconosciuta dalla voce potente stravolge letteralmente dandogli una versione in perfetta linea con ciò che di più moderno si agita nel panorama della canzone internazionale. Ma Mina colpisce ancor di più nel segno con l’incisione – sempre nel 1959 – di Tintarella di luna, scatenatissimo rock’n’roll all’italiana dal testo pazzoide firmato da Franco Migliacci (fresco reduce dai fasti di Nel blu, dipinto di blu): la canzone schizza al primo posto in classifica nel gennaio del 1960 e il nome di Mina (che sulla copertina del 45 giri è ancora affiancato – tra parentesi – dallo pseudonimo a stelle e strisce di Baby Gate) inizia subito a diffondersi, associato inizialmente al fenomeno, tutto italiano, dei cosiddetti “urlatori”.
 E' in questo periodo che conosce e si innamora dell'attore Corrado Pani, dal quale avrà un bambino. La relazione con Pani è però osteggiata dall'opinione pubblica italiana, dato che l'attore è infatti già sposato. Il 18 aprile 1963 nasce Massimiliano e Mina viene bandita dalla televisione di stato. Un anno dopo, però, passata la bufera rientra trionfalmente in televisione in una serie di spettacoli tra cui "La fiera dei sogni".
In una serata lancia "La città vuota" e "L'uomo per me".
Mina diventa la regina dei cosiddetti "Urlatori", ossia quel tipo di cantanti che negli anni '60 venivano così etichettati per via dello stile ribelle e sguaiato, ben diverso da quello pacato e confidenziale che aveva caratterizzato gli artisti della generazione precedente. Ma la personalità di Mina ha sempre saputo differenziarsi e spaziare a vari livelli: basti pensare che solo qualche anno prima aveva inciso "Il cielo in una stanza", la poetica canzone intimista di Gino Paoli. Nell'inverno dello stesso anno è di nuovo a Canzonissima, dove lancia la canzone "Due note".
Nel 1965 una grave tragedia si abbatte sulla cantante: muore il fratello Alfredo in un incidente stradale. La Tigre fatica a riprendersi dallo choc ma com'è naturale prosegue al meglio il suo lavoro, tanto che nel 1968 festeggia i primi dieci anni di carriera proprio in quel locale che l'aveva vista esibirsi per la prima volta, la Bussola, dove fra l'altro registra anche il suo primo album dal vivo che, per inciso, è anche il primo album live mai realizzato da una cantante italiana.
Le cose sembrano essersi ristabilite per il meglio quando un altro incidente stradale spezza quella felicità che Mina aveva cercato faticosamente di ricostruirsi, in specie dopo la fine della relazione con Pani. Nel 1973 perisce in uno scontro frontale il marito Virgilio Crocco, giornalista del Messaggero, che aveva sposato 3 anni prima e dal quale nel 1971 aveva avuto la figlia Benedetta.
Nel 1974 presenta con Raffaella Carrà "Mille Luci": sono le sue ultime apparizioni televisive.
La sigla finale del programma è "Non gioco più" e infatti Mina non solo abbandona la televisione, ma smette anche di fare concerti dal vivo. Fa eccezione nel 1978, quando ritorna alla Bussola per i suoi venti anni di carriera e registra il suo terzo e ultimo live (il secondo era uscito nel 1972). Da questa data Mina resta in contatto col suo pubblico con un album all'anno, ma anche con articoli su riviste e trasmissioni radio.



CIAO PEPPINUCCIO









Se qualche altro cittadino di Lungro e senza dubbio lo sarà più d'uno scriverà un'altra storia della nostra comunità dovrà necessariamente dedicare una importante pagina a Giuseppe Juvaro a tutti noto come Peppinuccio, ra...mpollo di una esemplare famiglia di persone oneste,serie ,laboriose .Peppinuccio è stata una figura speciale per via innanzitutto del suo carattere cordiale e dispobibile ma ovviamente per la sua attività di commerciante e tabaccaio cruciale nel rapporto giornaliero con le persone .Uomo affidabile ,sensibile e riservato ha instaurato per quasi mezzo secolo un rapporto familare stretto costante con i suoi compaesani e anche dei paesi limitrofi .Punto di riferimento di chi abitava fuori paese soprattutto nelle località di campagna che lasciavano a lui il recapito e le cose a loro appartenti come se fosse uno di famiglia .Aveva costanti rapporti con i compaesani emigrati dei quali conosceva identità e residenze in Francia ,Germania, Argentina ,Stati Uniti d'America .
Punto di rifermento costante ,Peppinuccio non era solo il tabaccaio per antonomasia della comunità ma era una sorta di enciclopedia del " sapere giornaliero" delle cose e delle vicende, a lui ci si rivolgeva per gli orari dei pulman e le coincidenze che questi a loro volta avevano .Amava molto il suo paese è stato il primo a"fondare" una sorta di casa editrice per le cartoline illustrate di Lungro ed era sempre sensibile ed entusiasta per ogni pubblicazione sulla nostra comunità.Occorrerebbero fiumi di inchiostro per dire tutto su Peppinuccio ma queste righe serviranno certamente a tener sempre vivo il suo ricordo .Ciao Peppinuccio ,che il Signore ti accolga nella sua luce .





10 FEBBRAIO GIORNATA NAZIONALE DELLA MEMORIA IN RICORDO DEI MARTIRI DELLE FOIBE .




Le foibe  sono  cavità carsiche di origine naturale (grotte) con ingresso a strapiombo diffuse soprattutto nella provincia di Trieste, nelle zone della Slovenia una volta appartenenti alla scomparsa regione Venezia Giulia nonché in molte zone dell'Istria e della Dalmazia.Attualmente sono un argomento scottante, soprattutto sotto il punto di vista storico, e se ne discute animatamente in quanto furono teatro di crimini nei secoli, in particolare durante la Seconda guerra mondiale e nell'immediato Dopoguerra come luogo di occultamento dei cadaveri durante le repressioni avvenute nella città di Trieste e nelle regioni nord orientali italiane. Successivamente alla fine della guerra,l’uso  delle foibe per occultamento di cadaveri  si svolse principalmente a Trieste tra il 1 maggio e il 12 giugno 1945 e a Gorizia nello stesso periodo, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. La più famosa è quella di Basovizza (in territorio italiano e a pochi chilometri da Trieste) mentre altre si trovano in territorio ora sloveno a pochi chilometri dal confine. Questi baratri venivano usati per l'"occultamento di cadaveri" con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici;fare pulizia etnica. Il maresciallo Tito ,capo supremo della ex Jugoslavia comunista si è reso responsabile dell’orrenda uccisione di migliaia e migliaia di Italiani ,con il silenzio –assenzo dell’allora ministro di Grazia e Giustizia del primo governo Repubblicano Italiano Palmiro Togliatti ,Leader dell’allora Partito Comunista Italiano .La storiografia italiana ha sempre cercato di nascondere questa orrenda verità.Solo ultimamente si sta facendo finalmente luce .Ora non sarà più consentito alla storia di smarrire l’altra metà della memoria .I nostri deportati e profughi ,pensare che hanno lasciato finanche la chiave sulla toppa dell’uscio di casa, infoibati,fucilati,lasciati morire di stenti e malattie nei campi di concentramento jugoslavi non sono più morti si serie B.Almeno 10.000 persone negli anni drammatici a cavallo del 1945 sono state torturate e uccise a Trieste e nell’Istrai controllate  dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito ,i famigerati  “titini “.E in gran parte vennero gettate , molte ancora vive, dentro loe voragini naturali disseminate nell’altipiano del Carso, “Le foibe”.A oltre sessanta anni di distanza vogliamo fare conoscere questa tragedia italiana a chi non ne ha mai sentito parlare , a chi sui libri di scuola non ha trovato il capitolo “Foibe” , a chi non  ha mai avuto risposta alla  domanda :”Cosa sono le foibe?”A Trieste a differenza delle altre città italiane la liberazione alla  fine della seconda guerra mondiale è coincisa con l’inizio di un incubo ,per quaranta giorni le truppe partigiane comuniste del maresciallo Tito hanno imperversato in città torturando ,uccidendo e deportando migliaia di cittadini colpevoli solo di essere italiani e anticomunisti.Nella Giornata Nazionale della Memoria in Ricordo delle Foibe vogliamo riflettere e cercare di capire anche noi perché, a guerra ormai finita, migliaia di persone hanno perso la vita per mano dei partigiani comunisti, e perché per oltre sessant’anni la storia d’Italia è stata parzialmente cancellata.


UN  PO’ DI STORIA DEI NOSTRI SIMBOLI : I BRONZI DI RIACE


Dal  16 agosto 1972 ,data in  cui un giovane subacqueo romano , Stefano  Mariottini, durante una immersione  a circa  300 metri al largo della costa di Riace Marina in Calabria e alla profondità di 8 metri  li ha scoperti ,i Bronzi di Riace sono ormai considerati dall’immaginario collettivo le autentiche perle ed il simbolo culturale ed artistico oltre che l’immagine della Calabria.Sin dal recupero sotto il fondale sabbioso ,sia agli specialisti che alla gente comune  i due grandi  bronzi si presentarono in tutta la loro grandiosa  imponenza e la eccezionale bellezza formale.La prima figura che si era mostrata allo scopritore appariva come un guerriero alto  due metri dall’aspetto fiero quasi imperioso ,i lunghi capelli ricciuti sono trattenuti da una fascia ,ad esso viene dato il nome di statua  A.La seconda figura che viene individuata  come statua B ,alto m.1,98 ,rappresenta un guerriero che qualcuno ha definito”melanconico” di cui colpisce la compostezza e la consapevole coscienza di se.Entrambe le statue rappresentano figure di nudità eroiche. La loro provenienza e destinazione sono ignote  ma è lecito pensare  che provenissero dall’Attica  e fossero destinate alla casa di qualche potente romano.La grande perizia tecnica aveva donato loro un corpo modellato con perfezione ma allo stesso tempo qualcosa che va oltre , aveva conferito loro una spiritualità profonda ,un’inquietitudine misteriosa ,qualcosa che sembra  oltrepassare le barriere del fare umano  e li pone fuori dal tempo.I due capolavori vengono attribuiti al V secolo a.C. Alla giovane figura di “Eroe” statua A, si concorda una datazione che va dal 460 al 450 a.C.  Alla statua B  per la figura di”Stratego” viene assegnata una datazione più tarda di qualche decennio  dal 430 al 420 a.C.  Come detto colpisce immediatamente la differenza di “psicologia” fra i due personaggi rappresentati nelle due statue ,il volto dell’Eroe giovane  emana una forza guerriera quasi ferina ,mentre lo Stratego mostra una immagine di consapevole e civile umanità. Di grande dettaglio e di profonda suggestione  sono i  particolari anatomici delle fasce muscolari.Si comprese subito che le opere dovevano essere fra gli esempi più alti dell’arte e della civiltà ellenica ,prima che i mare li inghiottisse ,dopo il naufragio della nave che li trasportava,avevano probabilmente ornato i luoghi più importanti della Grecia. L’ipotesi più suggestiva e più accreditata presso gli specialisti vede nei due capolavori l’opera del mitico artista Fidia ,a lui, la libera città di Atene vittoriosa sui Persiani commissionò grandi opere.Le due figure di eroi furono probabilmente realizzate con il sistema a “cera persa”secondo il metodo indiretto che consentiva la fusione per parti. Lo scultore preparava un modello in creta , dal modello si traeva  il calco a settori staccati che veniva rivestito all’interno da uno strato di cera  dello spessore che si voleva dare al bronzo.Si passava poi all’assemblaggio dei vari settori di calco già rivestiti di cera  e nella cavità interna si costruiva con argilla armata con barre di ferro la struttura di sostegno.Si procedeva quindi alla rimozione dei calchi che venivano sostituiti da un mantello esterno di argilla  che aderiva finemente allo strato di cera e creava la struttura di contenimento della colata di metallo fuso. La cera veniva sciolta e fatta defluire all’esterno da appositi fori ,si creava così  un nucleo interno e un mantello esterno di argilla ,nello spazio lasciato fuori dalla cera veniva colato il bronzo .Una volta raffreddata la fusione si asportava il mantello esterno che veniva demolito e si saldavano fra di loro le diverse parti che componevano le statue .Seguirono dunque i lavori di finitura e di completamento dell’opera con tecniche di levigatura ,cesellatura e intarsio.Nei Bronzi di Riace sono stati fusi separatamente  la testa,le braccia,le mani,i genitali e le dita medie dei piedi.Nella statua A lo spessore del bronzo è di  8,5 mm. Mentre nella statua B è di 7,5mm.Dopo gli interventi di restauro del 1980 la loro definitiva collocazione è all’interno del Museo Nazionale di Reggio Calabria  nella sala dei bronzi ,dove venne fatto un ulteriore restauro interno nel 1992 con tecniche di microchirurgia endoscopica si proseguì l’opera di pulitura interna con la rimozione di circa 60 Kg di terra di fusione.I due Bronzi di Riace  sono fra le testimonianze più alte dell’Arte di tutti i tempi.



ANGELO SAVOIARDO

Della collana di personaggi che hanno fatto per certi versi la storia della comunità di Lungro, paese di ex minatori salinari in Calabria , fa parte a pieno titolo Angelo  Savoiardo ,segretario generale comunale capo.Nasce a Lungro il 30 ottobre 1906  ,in piena era fascista si sposa con donna  Armida Boccia che gli da cinque figli ,tre femmine e due maschi.E’ stato segretario comunale a Lungro per tutti gli anni cinquanta e fino al 1962 anno in cui ottiene la promozione e si trasferisce a Cortona di Arezzo come Segretario generale  comunale capo sino al 1978 quando si ritira in pensione.Nel 1979 ritorna a Lungro nella sua casa di piazza 16 luglio dove la morte lo colse appagato il 14 ottobre 1999 alla venerabile età di 93 anni. Dal punto di vista professionale Angelo Savoiardo ha avuto una carriera lusinghiera e colma di soddisfazioni  sia per la sua preparazione  e sia per il  carattere aperto , la mentalità e il modus operandi pragmatico.Ha trovato il culmine nella esperienza in Toscana dopo aver fatto per così dire le ossa in un piccolo comune della Calabria negli anni cinquanta con tutte le problematiche non sempre legate alle conduzioni amministrative per la esagerata e strumentale politicizzazione che all’epoca si identificava nelle amministrazioni Martino prima e Blumetti dopo .Figura pittoresca simpatica e arguta ha sempre saputo coniugare una sorta di separazione fra professione e amicizia. Ha infatti curato molto questo sentimento oltre a quello di amore per la famiglia .Il suo carattere “frizzante” lo ha trasmesso anche ai suoi figli che ne hanno mutuato ,ognuno per qualche aspetto ,parte di esso.Arguto, simpatico ,eccellente conversatore ,dotato di piccante e sapiente ironia , aveva anche una nascosta passione per le poesie .Sapeva raccontare con maestria aneddoti e barzellette con una carica che coinvolgeva inevitabilmente chi lo ascoltava all’ottimismo ed all’allegria.Numerosi gli aneddoti nel corso della sua esistenza ,come  quello della famosa udienza che gli chiedeva in comune un tale soprannominato  “ Lanas” ,la chiamata in causa in diretta in un comizio pubblico da parte del dott.Esposito,o quello  ben più serio , quando nel 1943 ricopriva la carica provvisoria di Commissario Prefettizio del Comune di Lungro ,quando venne accusato di aver tenuto un ricevimento ed una festa da ballo in occasione della cresima di una sua bambina e si chiedeva la sua sostituzione.Che avvenne per la normalizzazione della amministrazione non già per suo demerito.Il segretario Savoiardo ha cresimato la sua bambina il 16 maggio del 1943 ma non si è sognato nemmeno lontanamente di diramare  inviti per un ricevimento e si è invece limitato ad offrire un vermout alla madrina Giarratano.Essendo questa forestiera e non avendo potuto invitare a colazione la bambina per mancanza di generi ed oggetti necessari ,nel pomeriggio dopo un incontro  con la signora del maresciallo maggiore dei CC.RR.,si è recata con lei  a fare visita al segretario comunale anche per conoscere i parenti.In casa del segretario c’erano i genitori e la sorella della moglie le signorine del dott. Laurito cugine della moglie.Nessun ricevimento quindi e nessuna festa da ballo è seguita perché alle ore ventuno erano tutti rincasati.
Paradossi della storia ,mentre oggi per questioni realmente gravi si ritiene tutto ordinaria  amministrazione ,senza controlli e senza che gli amministratori della cosa pubblica debbano rendere conto. Questa figura di uomo ha in sostanza incarnato e interpretato , perché vissute, due epoche storiche con sagacia professionale e spirito vivo.


IL PRESIDENTE  CLEMENTONI SE NE E’ ANDATO




“Non bisognerebbe mai smettere di giocare, soprattutto quando si diventa grandi: il gioco è una cosa seria". Mario Clementoni, l'uomo dei giocattolì, che se ne è andato , a 87 anni, lasciando un'azienda leader nel settore fondata nel lontano 1963 a Recanati (Macerata), aveva fatto di questa frase una filosofia di vita. Partendo dal garage di casa, dove aveva cominciato a sfornare giochi da tavola e pianole musicali insieme alla moglie Matilde Brualdi e sette operai, il 'signor Mario' ha incarnato il sogno di tanti piccoli imprenditori del Made in Italy: diventare 'grandi' senza spezzare le radici: un occhio agli Usa (nel suo caso alla Disney) e l'altro al borgo natale.
L'azienda - Oggi la Clementoni è una spa da 500 dipendenti e 105 mln di euro di fatturato, ha filiali commerciali in Spagna, Germania, Francia, Honk Kong, ma senza la 'Tombola della Canzone', il 'Sapientino' (special guest l'allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti) "Portobello", e il "Mago Silvan" non sarebbe diventata il colosso che è. L'avventura di Clementoni è figlia dell'Italia del boom, del Festival di Sanremo, della scolarizzazione di massa con il maestro Manzi in tv: un Paese in cui il gioco da tavola era sinonimo di impegno e di studio oltre che di divertimento. Un'Italia che non esiste più, ma che Clementoni era orgoglioso di aver contribuito a costruire, prima di passare il testimone ai figli, Giovanni (amministratore delegato), Stefano (responsabile del mercato estero), Pierpaolo (produzione) e Patrizia (amministrazione). A metà fra un racconto di Dickens e la 'favola marchigiana' comune a numerosi imprenditori della sua generazione, la storia di Mario Clementoni è una piccola summa del capitalismo familiare di periferia.
La sua vita - Nato nel 1925 a Potenza Picena, Mario resta orfano di padre a 12 anni, con altri due fratelli. Studia in collegio e si diploma all'Istituto tecnico industriale 'Montani' di Fermo. Trova subito lavoro in una fabbrica di armoniche a bocca a Pesaro, che abbandona a 36 anni, nel '56, per dedicarsi all'export di strumenti musicali. Nel 1959 visita negli Stati Uniti una fiera del giocattolo, e decide di lanciare anche in Italia - ferma alle bambole e ai cerchi di legno - giochi da tavola e pianole. Il successo è immediato: dal garage di 45 metri quadrati la 'fabbrica' si trasferisce in un ex granaio di Recanati, di proprietà della famiglia del tenore Beniamino Gigli.
I suoi giochi - Di lì a poco il debutto della 'Tombola della Canzone', una pianola con manovella e nastro forato che riproduce le canzoni di Sanremo, e, nel 1967, il primo 'Sapientino', un brand destinato a invadere i mercati di mezzo mondo. Nel 1970 Mario Clementoni firma un accordo commerciale con la Disney e decide di destinare il 5% degli utili annuali alla pubblicità televisiva. A Fontenoce intanto è operativo uno stabilimento da 4.500 mq e 50 addetti, che presto produrrà i mitici 'Puzzle Fantasy' - fino a 6 mila pezzi da montare, per imparare a conoscere i paesaggi e le città d'arte italiani - l"Allegro chirurgò e altri giochi scientifici. I primi "Computer parlanti" e giochi interattivi arrivano negli anni Novanta, frutto della divisione Ricerca&Sviluppo, che opera ancora a Recanati, con 50 addetti, nello stabilimento che copre tuttora il 60% della produzione Clementoni.Mario Clementoni era il Presidente della Associazione nazionale ex allievi dell’Istituto Montani di Fermo ,una laurea ad honorem in Architettura, e il titolo di Commendatore della Repubblica.



LE VOLONTA’ DEL “MILIONARIO” .




Dopo il nostro intervento nel Consiglio Comunale del 27 settembre 2011 dove abbiamo sollecitato con forza la verifica Istituzionale locale della annosa, intricata e per certi versi “misteriosa e strana “ vicenda del fantomatico Pio Ospizio De Bendictis in Lungro ,paese di ex minatori salinari in Calabria dove si parla ancora il dialetto arbereshe ,ci chiediamo se  si riuscirà mai come comunità a realizzare la volontà testamentaria.. di questo distinto signore rappresentato nella foto. Egli era chiamato simpaticamente dai lungresi ,”miliunari” il milionario ,per via delle fortune e ricchezze accumulate nel corso della sua vita fuori Lungro . Al secolo Domenico De Benedictis la cui casa era ed è ubicata in Piazza Cavallotti a Lungro.Per introdurre il personaggio ci piace citare un famoso aneddoto secondo il quale egli ,primo cittadino di Lungro ad avere e introdurre una automobile in paese ,quando portò la macchina a Lungro non passò di certo inosservato ,fine anni quaranta all’epoca le strade erano tutte sterrate, polverose ,piene di buche  ,con la sua balilla peraltro esistente ancora nell’atrio della sua casa, attraversò tutto il corso Skanderbeg  fino a giungere , dopo aver attraversato la piazza Garibaldi , la sua abitazione di piazza Cavallotti antistante il Municipio,tra un rombo di motore per l’epoca assordante e uno stridente suono  di clacson naturalmente con un interminabile codazzo  di persone grandi e soprattutto ragazzi e bambini di corsa al seguito secondo un copione di tanti film sul neorealismo ambientati al sud .Egli non avendo figli ,lasciò un testamento, redatto nell’ ormai lontano 1952 ,dove  in pratica esprimeva la forte e lucida volontà che dopo la sua morte si istituisse nel suo palazzo di Lungro ,un ospizio per il ricovero  gratuito di anziani poveri  .L’esistenza di questa istituzione  doveva essere assicurata oltre che dalle risorse in liquido che egli lasciava anche dalla rendita effettiva di un palazzo del centro storico di Napoli ,composto da più appartamenti. Gli esecutori testamentari alla morte  del De Benedictis ,stilarono su precise precedenti indicazioni verbali e scritte del defunto ,lo Statuto che avrebbe dovuto regolamentare la vita della struttura .Una serie di articoli ne regolamentano il percorso di vita della istituzione ,ad esempio l’articolo 20 dello statuto prevede che l’istituzione stessa deve essere retta da un Consiglio di Amministrazione costituito da cinque consiglieri ,compreso il Presidente . Il parroco pro tempore della Cattedrale ,un cittadino di Lungro nominato dal Consiglio Comunale di Lungro, un membro nominato dal Consiglio Provinciale Cosenza, un altro membro nominato dal Prefetto di Cosenza, un membro nominato dal Presidente della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania .Nel 1956 il Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi e il Ministro degli Interni Fernando Tambroni firmano il decreto di riconoscimento del Pio Ospizio De Benetictis quale Ente morale .Negli anni che seguirono si è assistito alla rappresentazione del nulla .Per motivazioni articolate e strumentali la volontà del De Benedictis non si è realizzata .Pensate che il Consiglio di Amministrazione  non si è mai realmente composto per la semplice ragione che vi è stato un irresponsabile disinteresse da parte della Provincia,del Prefetto e della Cassa di Risparmio nel rendere note le nomine dei rispettivi rappresentanti .In tutti questi anni l’ordinaria amministrazione dell’Istituzione è stata seguita dal Parroco della Cattedrale .Dal 1997 acrobazie ,fantasie ,stratagemmi vari ,della politica locale rendono tutta la vicenda addirittura grottesca quando nel maggio di quell’anno ,il consiglio comunale dell’epoca delibera l’acquisizione dei beni del Pio Ospizio De Benedictis e da mandato al Sindaco di “ giungere ad una migliore soluzione” .Nel 2001 il consiglio comunale dell’epoca chiede alla Regione Calabria l’estinzione della Fondazione e l’acquisizione di tutti i beni appartenenti alla stessa. Non avendo ,ovviamente, ricevuto riscontro alcuno nel 2002 il consiglio comunale nomina un suo nuovo rappresentante in seno al consiglio di amministrazione del Pio Ospizio ,il sindaco Iannuzzi ,il quale si fa poi nominare Presidente del Consiglio di Amministrazione che in quegli anni si era composto. Il 24 luglio 2006 dopo la scadenza del mandato di Iannuzzi ,il consiglio comunale di Lungro con voto trasversale maggioranza –minoranza elegge un nuovo rappresentante in seno al Pio Ospizio nella persona del cittadino Laurito Giovanni Battista,la Provincia aveva a sua volta nominato il suo nella persona di Gennaro Domestico . Il 19 giugno 2010 il consiglio comunale di Lungro nomina ancora un suo rappresentante in seno al Pio Ospizio De Benedictis nella persona di Ferdinando Martino  e la Provincia esprime come suo rappresentante Domenico De Marco.A distanza di 59 anni dalla creazione della  fondazione, il Pio Ospizio De Benedictis di fatto non esiste ancora .Don Domenico De  Benedictis si starà rivoltando nella tomba . E’ giunta l’ora di dire basta a questa interminabile ballata del nulla .Mai nei vari consigli comunali che si sono succeduti nel corso di questi 59 anni si era posta la questione Pio Ospizio .L’abbiamo posta noi nel consiglio del 27 settembre 2011 .In seno alla massima istituzione  locale la vicenda Pio Ospizio De Benedictis dovrà essere posta in setaccio ,analizzata ,verificata ,la pubblica opinione deve essere costantemente informata sul bilancio entrate uscite,situazione degli immobili e soprattutto cause che ne impediscono la realizzazione concreta .I beni secondo la volontà del De Benedictis sono pubblici e a finalità sociale non appartengono né agli amministratori comunali né a singoli privati cittadini.Ci chiediamo il perché la vicenda Pio Ospizio non sia mai stata dibattuta e messa sul tavolo del dibattito nei consigli comunali da parte dei vari Presidenti che si sono avvicendati ,né i vari membri nominati volta per volta dal comune  lo hanno mai fatto .Ora li abbiamo invitati noi a farlo ed esamineremo con attenzione e costruttiva partecipazione tutte le varie articolazioni della intera vicenda.Forse mai ,in amara coincidenza con  questo periodo  di profonda crisi finanziaria mondiale ,il problema sociale degli indigenti gravi di Lungro soprattutto, pensate, relativamente giovani ,si pone all’attenzione delle coscienze di tutta la comunità.





















































GIOVANNI STAMATI


Nasce a Plataci in Calabria il 9 giugno 1912.Ordinato sacerdote il 29 giugno 1936.

Nel 1942 viene chiamato alla arcipretura di Lungro. Il 29 giugno 1967 è nominato Vescovo della Diocesi di rito bizantino-greco di Lungro,in Calabria. Giovanni Stamati venne dunque a Lungro come parroco nel periodo travagliato della seconda guerra mondiale.Pur nelle innumerevoli traversie che le circostanze contingenti creavano,il giovane parroco mise subito in evidenza le sue eccezionali qualità spirituali, culturali,morali e soprattutto umane;di carattere aperto e cordiale ma al tempo stesso fermo e rigoroso con i principi della Fede e della ideologia che tale Fede tutelava.Stabilì un rapporto intimo con i fedeli soprattutto, più umili e bisognosi. Impegnatissimo nel sociale, sentì molto il problema della locale miniera , concepì la sua vita sacerdotale come autentica missione,visse in condizioni economiche modeste ,spendeva sempre il suo modesto compenso, anche da Vescovo,in favore dei bisognosi.Era molto legato ai giovani per i quali impartiva gratuite lezioni private ed aveva allestito nei locali della casa canonica un circolo ricreativo dove si impartivano anche lezioni di catechismo .Agli inizi degli anni cinquanta a causa di un incendio che distrusse l’edificio del comune, lo vediamo nei panni di ” pompiere” in prima linea. Fondò l’asilo infantile del paese,la scuola per la formazione degli insegnanti di Religione,e volle con tenacia la trasformazione ed i restauro in stile bizantino-greco della cattedrale di S. Nicola a Lungro con splendidi mosaici.Durante la guerra spesso divideva il suo già parco desinare con qualche povero del paese.Schivo da etichette e protocolli che la sua carica sovente gli proponeva,si è sempre schermito,schivando cerimonie,sfarzi e manifestazioni anche di modesto ossequio per la sua persona.La sua grande generosità era tale nella misura in cui lo era l’amarezza per non poter dare di più agli altri. Le sue qualità spirituali erano elevate in egual misura di quelle umane ed è stato sempre difficile individuarne il confine preciso. Autentico faro e punto di riferimento spirituale morale ed umano è stato sempre presente in tutte le circostanze ,problematiche e attività che la società del suo tempo ha proposto, mai uomo fuori dal tempo ma sempre attuale ed in sintonia con i tempi ,moderno e presente anche se al tempo stesso fermo e rigoroso nella Fede e nei valori spirituali ,etici e ideali. Morì, a Lungro ,che tanto ha amato,la domenica di Pentecoste del 7 giugno 1987 all’età di 75 anni.In condizioni economiche molto modeste, come era sempre vissuto per aver dato tutto agli altri.Ai suoi funerali ha presenziato un eccezionale numero di autorità , religiose con tutti i vescovi della Calabria, civili, militari,ma soprattutto una folla commossa ed imponente venuta da ogni luogo. Mai nella sua secolare storia Lungro aveva ospitato una massa di persone di tali proporzioni. E’ stato quello l’ultimo affettuoso ,riconoscente omaggio di tutto il popolo al suo Pastore.














































Cara Cornelia …



Il percorso e la vicenda umana della signora professoressa Cornelia Cucci Nociti si va a collocare necessariamente nell’articolato e suggestivo mosaico raffigurante la storia  della nostra comunità di Lungro in Calabria .Donna solare,fine,gentile, affettuosa ma al tempo stesso riservata e distinta ha saputo mutuare dalla sua famiglia e in particolare dalla sua mamma tutti quei valori che poi  nel corso degli anni  sono emersi in lei e ne hanno contraddistinto il  profilo e il suo percorso di vita .Figlia ,moglie ,mamma ,nonna ha costantemente,  giorno dopo giorno, interpretato questi ruoli, che la vita le ha assegnato ,con grande amore ,dedizione,affetto,fedeltà dando tutta se stessa per la tutela del valore  più grande, la famiglia.Privata del suo compagno di vita troppo presto ,ha con dignità ,forza, grande amore e spirito di sacrificio  saputo crescere ed educare i suoi due bambini avviandoli negli studi ma soprattutto trasmettendo  loro gli stessi suoi valori ,senso del dovere e del sacrificio ,vita morigerata e razionale fino al raggiungimento da adulti di importanti e notevoli livelli professionali che rappresentano, oltre che una loro soddisfazione personale ,soprattutto una risorsa per i territorio.Insegnante fin dagli anni sessanta si è subito  distinta per la sua  professionalità ma soprattutto per le notevoli qualità caratteriali e capacità di trasmettere e partecipare contenuti e opinioni con naturale freschezza .Simpatico aneddoto degli anni sessanta quando ,noi alunni ed ella già insegnante,venne in classe comunicandoci la tragica fine de famoso cantante Fred Buscaglione ,mito dell’epoca , in via Veneto a Roma .Erano tempi in cui non tutti anzi pochissimi disponevano di apparecchi di informazione radio –televisiva .Insegnante intelligente,colta ,disponibile, aggiornata, brillante ma al tempo stesso severa ,esigente . Da collega ha sempre rappresentato un punto di riferimento carismatico per tutti gli operatori scolastici;dirigenti, colleghi ,impiegati ,personale non docente e alunni .Donna brillante e affettuosa ,sempre presente in ogni situazione- evento all’interno della comunità non lesinando mai i suo contributo in circostanze di qualsiasi natura , sempre disponibile al dialogo col sorriso sulle labbra ,punto ideale di riferimento per  tutti. Il suo smisurato amore per la famiglia è emerso in ogni  circostanza anche quando durante la sua malattia ha avuto spesso  la grande forza di non dimostrare ai figli la sua grande sofferenza per non rattristarli .Il Signore la accolga nella Sua luce e ai suoi figli, nipoti, parenti,colleghi  e amici dia la  forza e la serenità di proseguire il cammino terreno,giorno  dopo giorno, sua scia del suo esempio e ricordo .




































UN UOMO SOLO AL COMANDO !